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L’impatto della crisi siriana sui bambini

di Matteo Buttaroni

Syrian boys walk shoulder to shoulder in the rain at the Boynuyogun refugee camp on the Turkish-Syrian border in Hatay provinceOltre diecimila bambini hanno perso la vita nel conflitto, oltre ottomila hanno raggiunto i confini del Paese senza i genitori, più di 323 mila bambini sotto i cinque anni vivono in zone sotto assedio o comunque in aree difficili da raggiungere dagli aiuti umanitari e oltre 1,2 milioni di bambini sono emigrati nei Paesi limitrofi in cerca di speranza. E’ il triste bilancio riportato dall’Unicef nel Rapporto Sotto assedio – L’impatto devastante di tre anni di conflitto in Siria sui bambini.
Per l’Onlus sono circa 5,5 milioni i bambini coinvolti nei disordini siriani e che hanno urgente bisogno di aiuto.
“Il rapporto – spiega l’Unicef – indica che durante questi tre anni, i bambini siriani sono stati costretti a crescere più rapidamente di come qualunque bambino dovrebbe. I servizi per la salute e per l’istruzione sono collassati, i gravi danni psicologici e il forte impatto economico sulle famiglie stanno devastando un’intera generazione”.
Ai numeri già evidenziati si aggiungono altri 37.498 bambini nati in condizione di rifugiati e altri tre milioni di bambini che non vanno a scuola, circa il 40% di tutti quelli in età scolare. Questo anche perché il 18% delle scuole del Paese, 4.072 edifici, è stato distrutto o adibito a rifugio. Non solo, un bambino su dieci è costretto a lavorare e ad una bambina su cinque è stato imposto il matrimonio precoce.
L’impatto del conflitto si è fatto sentire pesantemente anche nei Paesi limitrofi: in Libano, per esempio, la Banca mondiale ha stimato che circa 170 mila persone vivono in condizioni di povertà.
Le difficoltà delle Onlus nel prestare aiuti umanitari, spiega l’Unicef, stanno nel fatto che molti bambini e le loro famiglie sono tagliati fuori perché in zone proibitive e fin troppo rischiose, vivendo tra le macerie, lottando per trovare qualcosa da mangiare, senza protezione e cure mediche, privati inoltre di un più che necessario sostegno psicosociale.
Sono oltre 4,3 milioni i bambini, spiega invece Save the Children, che ogni giorno subiscono le gravi conseguenze di un sistema sanitario al collasso. Due ospedali su tre sono distrutti o inservibili. Stessa sorte del 38% delle strutture mediche di base e di quasi tutte le ambulanze. La metà dei medici sono irreperibili perché ha abbandonato il paese o nel peggiore dei casi sono stati uccisi o imprigionati. Dei 2.500 medici di Aleppo ne sono rimasti solo 36 a fronte di due milioni di cittadini. In uno degli ospedali dove si trova d’istanza Save the Children, il 24% dei pazienti ha meno di 14 anni. La copertura dei vaccini nel Paese è crollata al 68% rispetto al 91% dell’inizio del conflitto e tre donne su quattro non hanno più accesso all’assistenza per il parto, portando anche ad boom dei parti cesarei passati dal 19% al 45%. “I bambini intrappolati nel conflitto – spiega Save The Children Italia – stanno vivendo in condizioni barbariche. Poter trovare un dottore è una pura questione di fortuna, trovarlo con gli strumenti e le medicine necessarie per le cure di cui si ha bisogno è praticamente impossibile. I trattamenti disperati a cui gli operatori medici sono costretti a ricorrere per salvarli sono sempre più strazianti”.

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