Il consumo delle droghe pesanti tra gli studenti italiani
L’1% degli studenti italiani consuma abitualmente droghe pesanti come l’eroina e la cocaina. Questo è quanto emerge dallo studio Espad-Italia European school survey on alcohol and other drugs, realizzato dal Reparto di epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Ifc -Cnr).
Stando ai dati anticipati dall’agenzia di stampa Adnkronos, sono circa 36.000 – sui 45mila coinvolti nella ricerca – gli studenti italiani che hanno provato eroina e/o altri oppiacei almeno una volta nella vita (l’1,5%) e di poco inferiore è il numero di chi l’ha utilizzata nell’ultimo anno (28.000): cioè l’1,2% degli studenti. Di questi, poco meno di 16.000 (all’incirca l’1%) l’hanno consumata per 10 o più volte solo nel corso dell’ultimo mese.
Cresce il anche numero di chi fa uso frequente di cocaina (ovvero per 10 o più volte nell’ultimo mese): dallo 0,6% del 2011 si è passati allo 0,8% (18.500 studenti) dell’ultimo anno. Mentre sono circa 65.000 i ragazzi che hanno assunto cocaina “almeno una volta” nell’ultimo anno (il 2,8%).
Preoccupante il dato relativo al consumo di cannabis, che coinvolge circa 75 mila studenti italiani. Nel corso del 2013, in 580.000 hanno fatto uso di hashish o marijuana “almeno una volta”, mentre circa 75.000 sono quelli che l’hanno consumata “quasi quotidianamente”. Lo scorso anno – su 2,5 milioni di studenti – erano circa 500mila i ragazzi delle scuole medie superiori che avevano fatto uso di cannabis almeno una volta.
“Il consumo di cannabis tra i giovani – sottolinea la responsabile della ricerca, Sabrina Molinaro dell’Ifc-Cnr – riprende a crescere. Questa tendenza – aggiunge – si conferma anche nei primi risultati preliminari del nostro studio Ipsad sulla popolazione generale (15-74 anni) che rileva un leggero incremento della prevalenza di consumatori occasionali (una o più volte l’anno) di cannabis a fronte di un sensibile aumento dei consumatori frequenti (20 o più volte al mese)”.
“Nella ferrea volontà di frenare la grave piaga sociale della droga – osservava qualche mese fa su T-Mag Giampiero Francesca – si è ricorsi a misure grossolane che, stando ai dati di diffusione delle sostanze stupefacenti, non sembrano affatto capaci di arginare il fenomeno”, che purtroppo – aggiungiamo ora, alla luce dei dati riferiti fino ad ora – coinvolge troppi giovani.
Di fronte all’inefficacia delle normative in vigore si rende necessario un nuovo intervento, accade così che il Consiglio dei ministri dia il via libera al decreto che reintroduce le tabelle per la classificazione delle sostanze stupefacenti, ripristinata – dopo l’eliminazione voluta dalla legge Fini-Giovanardi – di fatto dalla sentenza 32/2014 della Corte Costituzionale, “che – spiegava il ministro della Salute Beatrice Lorenzin a margine del Cdm – aveva creato un vuoto normativo”.
Una decisione, quella del governo Renzi e dei suoi ministri, che potrebbe avere effetti anche sulla popolazione carceraria (ben 24 mila persone, il 40% del totale, sono recluse per imputazioni che riguardano una normativa dichiarata illegittima) e che buona parte dell’opinione pubblica potrebbe accogliere con favore. Un sondaggio SWG, condotto nel gennaio scorso, rileva infatti come la maggior parte degli italiani (il 46%) ritiene necessario – e auspicabile – la depenalizzazione o la legalizzazione delle droghe leggere. Il 37% sostiene invece che il possesso di queste deve essere punito come previsto dalla legge n. 49 del 21 febbraio 2006: la Fini-Giovanardi, per l’appunto.
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