Effetti perversi della crisi economica
Se non fosse di per sé già abbastanza allarmante il dato relativo alla disoccupazione, 12,9%, e in particolare quello della disoccupazione giovanile, 42,4%, c’è un altra percentuale alla quale è doveroso dare rilievo. Quella sottolineata da una ricerca Coldiretti-Ixè secondo cui il 60% dei disoccupati sarebbe disposto ad accettare un posto di lavoro in un’attività gestita o legata alla criminalità organizzata. Sono ben due milioni i disoccupati che lavorerebbero in un negozio dove avviene riciclo di denaro sporco per la Mafia, la Camorra, la N’drangheta o per un’altra organizzazione di questo tipo. Di questi, 230 mila dichiarano che non si porrebbero poi troppi problemi nel commettere consapevolmente e direttamente azioni illegali, purché si tratti di un lavoro (il 6% dichiara infatti che accetterebbe il lavoro in ogni caso, mentre il 54% solo se si trattasse di un lavoro onesto e senza commettere reati). Il 67% è convinto che le organizzazioni criminali creino più opportunità dello stato in quelle numerose zone d’Italia dove dilagano disoccupazione e povertà. E il problema, spiega la Coldiretti, non è confinato nel Sud tanto che l’83 per cento degli italiani ritiene ormai che la criminalità organizzata sia diffusa su tutto il territorio, rispetto ad una minoranza del 13 per cento che la localizza nel Mezzogiorno.
Alla domanda “Andresti in una pizzeria, in un bar o in un supermercato gestito o legato alla criminalità organizzata?”, il 9% ha risposto che ci andrebbe se i prezzi fossero molto convenienti, il 5% se i prodotti fossero di ottima qualità, i 4% se fosse vicino casa. L’80% ha risposto invece che non ci andrebbe in nessun caso.
La maggioranza, il 58%, dichiara che non spenderebbe il 20% per un prodotto alimentare ottenuto da terre o aziende confiscate alla mafia.
Alla luce di questi dati, per la Coldiretti, è opportuno spezzare il “circolo vizioso che lega la criminalità alla crisi, con interventi per favorire, soprattutto tra i più giovani, l’inserimento nel mondo del lavoro, e l’impegno delle istituzioni, della scuola e delle organizzazioni di rappresentanza per scongiurare il pericolo che legittime aspirazioni ad avere un’occupazione possano essere sfruttate per alimentare l’illegalità”.