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Il voto francese che spaventa l’Europa

Ma l'apprensione per il sucesso del Front Nationale di Marine Le Pen è davvero così giustificata?
di Fabio Germani

marine_le_penIl primo turno delle amministrative francesi consegna l’immagine, più che altro, di un Paese sfiduciato e che altrimenti non potrebbe essere, indicatori economici alla mano. Perché tanto si parla dell’Italia quale “grande malato d’Europa”, ma a ben vedere non è che la Francia se la passi tanto meglio. Con la destra che ha raccolto il 46,54% dei voti, la sinistra il 37,74%, ma soprattutto l’estrema destra di Le Pen che ha ottenuto il 4,65% dei consensi, i commenti sull’avanzata del populismo e del fronte anti-euro si sprecano a due mesi dalle consultazioni europee. Ma è davvero così?
Il passaggio da un governo più conservatore ad uno di stampo socialista – non possiamo certo dimenticare la trionfale campagna elettorale di Hollande – non ha migliorato granché le aspettative dei cittadini, che dopo la speranza si sono dovuti scontrare con la dura realtà. Sintetizzata, anche recentemente, dalla Commissione europea in questo modo: gli squilibri macroeconomici che coinvolgono 14 Paesi dell’Ue, in particolare Francia e Italia, minacciano la ripresa economica dell’Europa. Eppure l’attività economica francese, proprio a marzo, ha registrato una crescita più elevata dopo due anni e mezzo, sconfessando le attese degli analisti che avevano previsto un ulteriore calo. L’indice composito Pmi elaborato da Markit, infatti, è balzato a 51,6 da 47,9 di febbraio, massimo da agosto 2011 (sopra, inoltre, la soglia di 50 che separa una fase di contrazione da una di crescita). A preoccupare, soprattutto, sono i dati sulla disoccupazione che secondo Eurostat a gennaio si attesta a un passo dall’11% (la media europea è al 12%).
Il voto di domenica in Francia, se vogliamo finanche di protesta, è frutto di un malcontento più generalizzato che potrebbe – il condizionale è d’obbligo – avere poco a che fare con le politiche restrittive degli ultimi anni, per le quali Hollande non ha neppure particolari responsabilità, o con un risentimento nei confronti di Bruxelles. Allo stato il presidente francese non gode di grandissima popolarità e i sondaggi non lo premiano. Il successo del Front Nationale di Marine Le Pen, in vantaggio in 16 città da oltre diecimila abitanti e in sette tra i Comuni più piccoli, è comunque figlio di una condizione che ormai in Europa è generalizzata, ma che è ancora difficile da quantificare con metodo scientifico. Anche perché già al secondo turno delle amministrative i francesi potrebbero correggere il tiro alla luce di nuove ed eventuali alleanze. Resta il fatto, però, che le prossime elezioni europee daranno per la prima volta maggiore voce agli elettori e tracceranno in maniera netta il modello di Unione a cui aspirano. Le forze politiche tradizionali sono dunque avvertite.

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