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La Turchia a pochi giorni dalle elezioni

di Giampiero Francesca

erdogan_turchiaLa questione ucraina, l’annessione della Crimea, i botta e risposta fra Putin e Obama hanno fatto rapidamente scivolare lontano dalle prime pagine dei nostri giornali qualsiasi altro argomento di politica estera. Sta così passando quasi in sordina la delicata situazione che sta attraversando la Turchia, a pochi giorni dalle elezioni amministrative previste per il prossimo 30 marzo. Il blocco dei social network, prima Twitter poi YouTube, da parte del governo di Ankara è infatti strettamente legato al contesto nel quale avverrà la prossima tornata elettorale. Veniamo ai fatti. Il 21 marzo il primo ministro Tayyip Erdogan ha ordinato il blocco del popolare canale di comunicazione online, seguito, a pochi giorni, dalla chiusura del principale portale di condivisione video della rete. La motivazione addotta dal governo era stata la pubblicazione, proprio attraverso i social network, di una registrazione audio segreta che avrebbe potuto compromettere la sicurezza nazionale. In particolare questo file avrebbe contenuto un incontro avvenuto fra il capo dell’intelligence turca Hakan Fidan, i vertici militari, fra cui il tenente generale Yasar Guler, e il ministro degli esteri Davantoglu, circa un possibile intervento futuro in terra siriana. Un intervento mirato per mettere in sicurezza la tomba di Suleyman Shah, antenato del fondatore dell’impero ottomano, situata in Siria, ad est di Aleppo al confine con la Turchia, in una zona sotto il controllo dei militanti dell’Islamic State of Iraq and the Levant (ISIL). Dopo la comparsa delle indiscrezioni sull’avvenuto incontro il sottosegretario agli esteri turco, Feridun Sinirlioglu, aveva immediatamente dichiarato che “un’operazione contro l’ISIL avrebbe una legittimità internazionale. Attaccare la tomba di Suleyman Shah (il governo turco prevede la possibilità di un bombardamento sulla zona da parte dei miliziani) la trasformerebbe in una questione di difesa del suolo nazionale”.

Territori contesi, registrazioni controverse, blocco dei social network
Ankara considera come propria quella piccola zona di territorio siriano, dai tempi di un trattato stipulato con la Francia (la Siria era sotto il controllo francese) nel 1921. Da allora, infatti, alcune decine di militari dei corpi speciali turchi sono posti a difesa della tomba. Al di là delle circostanze specifiche però la presenza di questo file audio su Twitter ha dato adito ad una violenta reazione che, prima del blocco dei social network, si è tradotta nelle parole del ministro Davantoglu: “Un attacco virtuale è stato portato con la repubblica turca, il suo stato e la sua nazione. E’ una chiara dichiarazione di guerra nei confronti della Turchia”. Nelle stesse dichiarazioni il responsabile degli esteri ha definito la pubblicazione delle registrazioni un atto di spionaggio insostenibile che meritava appropriate contromisure. Lo stesso Tayyip Erdogan ha cavalcato la polemica per accendere la delicata campagna elettorale che sta affrontando. In un recente comizio il primo ministro ha infatti dichiarato che quanto accaduto “è stato un attacco vile, codardo e immorale”, insinuando poi una pesante domanda: “Chi state servendo voi che sorvegliate incontri tanto importanti?”. Erdogan era infatti già da tempo al centro di attacchi informatici, in particolare in relazione ad un suo coinvolgimento nello scandalo corruzione che ha recentemente travolto la Turchia. Attacchi per i quali il capo del governo di Ankara aveva puntato il dito contro il suo ex alleato Fethullah Gulen, leader della corrente islamista.

Le elezioni del 30 marzo
Accuse immediatamente rispedite al mittente, anche attraverso un’intervista rilasciata venerdì al quotidiano Today Zaman. La chiusura di Twitter e YouTube (e c’è chi paventa anche quella prossima di Facebook), le polemiche, l’aspra dialettica rientrano così nel quadro della vera e più importante questione in campo: le elezioni del 30 marzo. Dopo lo scandalo corruzione, le proteste di piazza Taksim e la morte del giovane Berkin Elvan, un ragazzo di 14 anni ferito durante le proteste, che ha riacceso le manifestazioni antigovernative questa tornata elettorale rappresenta, per Erdogan, molto più che il semplice rinnovo di cariche amministrative. Alcuni elettori turchi, direttamente interpellati da T-Mag, si chiedono infatti se l’AKP, il partito di governo, scenderà sotto il 40% o se perderà la leadership in uno dei grandi centri del paese come lstanbul o Ankara. Dopo una reazione tanto illiberale la paura di brogli o interventi illegittimi spaventa molti degli elettori che si schierano contro il governo e che, ora senza social network, si sentono sempre più privi di uno spazio per far sentire la propria voce.

 

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