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La delicata situazione in Ucraina/9

di Mirko Spadoni

5294756-3x2-940x627Prima le certezze: la situazione in Ucraina sta diventando ancor più delicata di quanto non fosse nei giorni scorsi. Dopo aver escluso l’abrogazione della legge che permette la coesistenza di due lingue nel caso in cui una minoranza superi il 10% della popolazione, Kiev ha deciso di dare il via all’operazione anti-terrorismo (in pratica: una missione militare contro i miliziani filo-russi) nelle regioni orientali del Paese. “I progetti della Russia – ha denunciato il presidente ad interim ucraino Oleksandr Turchynov, annunciando il via alle operazioni – sono stati e restano brutali. Vogliono prendersi non solo il Donbass (il bacino del Don, ndr), ma tutto l’est e il sud dell’Ucraina dalla regione di Kharkiv a quella di Odessa”. Le colonne di truppe, alcune delle quali composte dalla Guardia nazionale (ovvero i volontari delle forze di autodifesa di piazza Maidan) si sono così dirette verso Slaviansk, il centro simbolo della rivolta filo russa. Il primo scontro a fuoco è però avvenuto circa 20 chilometri prima, a Kramatorsk, dove le forze ucraine sono riuscite a riprendere il possesso dell’aeroporto militare, causando anche un numero imprecisato di vittime (dalle quattro alle undici, secondo i media russi). Pronta la replica del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov (“Non si possono inviare i carri armati e nello stesso tempo tenere un dialogo”).

Tentativi di dialogo e il vertice di Ginevra
Un dialogo che procede con qualche difficoltà. Esortato dal presidente statunitense Barack Obama a persuadere le milizie filo-russe, invitandole ad abbandonare gli edifici pubblici occupati e allo stesso tempo a ritirare le truppe militari russe raccolte lungo il confine, il leader del Cremlino ha invece ribadito la totale estraneità a quanto sta accadendo in Ucraina per poi esprimere tutta la propria preoccupazione (l’Ucraina “è sull’orlo della guerra civile”) nel corso di un colloquio telefonico con il cancelliere tedesco Angela Merkel. Preoccupazione che Mosca avrà modo di manifestare giovedì, quando a Ginevra si terranno i colloqui a quattro tra Ucraina, Russia, Stati Uniti e Unione europea.

Le sanzioni economiche come deterrente
Non c’è invece una linea di condotta comune tra gli stati membri dell’Ue, divisi tra chi – come l’Italia o la Germania – insiste per il dialogo e gli altri che invece chiedono di inasprire ulteriormente le sanzioni nei confronti della Russia. Riuniti lunedì in Lussemburgo, i ministri degli Esteri europei hanno deciso di inasprire le sanzioni soltanto nei confronti di alcune personalità russe per non compromettere irreparabilmente i colloqui con Mosca. Altrettanta indecisione serpeggia anche a Washington, pronta però a colpire personalità sempre più vicine al leader del Cremlino. “La Casa Bianca – ha riferito martedì il New York Times – starebbe lavorando su una lista di nuovi obiettivi a cui impedire di viaggiare negli Stati Uniti o a cui congelare i beni. Tra questi vi sarebbe Igor Sechin, alleato di vecchia data di Putin e presidente di Rosnfet, la più grande compagnia petrolifera russa”. L’amministrazione statunitense vorrebbe però evitare di “adottare misure paralizzanti nei confronti dell’economia russa”. Sanzioni che, secondo il New York Times, Obama vuole usare come deterrente e da usare solo nel caso in cui “Mosca dovesse invadere l’Ucraina o cercare di annettere le regioni orientali del Paese”.

L’auspicio della Nato e le impressioni del Fmi
Invasione che la Nato è pronta a scongiurare attraverso il rafforzamento della difesa aerea, marittima e terrestre dei suoi Paesi membri in Europa orientale, come le repubbliche baltiche e la Polonia. “Pensiamo che a questo punto – ha spiegato il segretario generale Rasmussen – siano necessari per garantire la difesa collettiva dell’alleanza. Detto questo, continuiamo a sperare che le discussioni di domani a Ginevra possano preparare il terreno alla soluzione politica della crisi”. Uno scenario auspicabile per Kiev, che ha “positivamente impressionato” il Fondo monetario internazionale.
L’Fmi, per bocca del suo capo dipartimento europeo Reza Moghadam, si è infatti detto “positivamente impressionato dalla determinazione, dal senso di responsabilità e dall’impegno nell’agenda di riforme economica e di trasparenza” dell’Ucraina. Kiev, il cui debito “è difficile immaginare che possa arrivare ad un livello insostenibile” (quest’anno sarà intorno al 50% del Pil, ha spiegato Moghadam) potrà così contare sull’aiuto economico (tra i 13-14 miliardi di dollari) dell’istituto di Washington. E che forse potrebbero contribuire ad un diverso bilanciamento del già fragile equilibrio ucraino.

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