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Confcommercio: la fiducia c’è, i consumi ancora no

A marzo l’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) è sceso del 2,1% in termini tendenziali e dello 0,1% rispetto a febbraio. Il dato, pur influenzato dal diverso periodo in cui è caduta la Pasqua, conferma una situazione dei consumi ancora molto incerta, in linea con la dinamica dell’economia italiana. La dinamica tendenziale riflette una diminuzione del 2,3% della domanda relativa ai servizi e dell1,6% della spesa per i beni. Variazioni positive rispetto allo stesso mese dello scorso anno si rilevano per la spesa reale in beni e servizi per le comunicazioni (+4,4%), in beni e servizi per ricreativi (+0,8%). Le riduzioni più significative si sono registrate per gli alimentari le bevande ed i tabacchi (-3,9%), l’abbigliamento e le calzature (-3,4%) e gli alberghi, pasti e consumazioni fuori casa (-3,2%). In calo anche la spesa per i beni e servizi per la mobilità (-2,5%) al cui interno le vendite di auto a privati sono tornate a registrare, dopo un trimestre, segno negativo tendenza che stando alle prime indicazioni è stata confermata anche ad aprile. I dati destagionalizzati mostrano a marzo un modesto ridimensionamento, con una flessione dello 0,1% della domanda sia per la componente relativa ai servizi, sia per quella relativa ai beni. Il dato destagionalizzato, anche se meno negativo rispetto al tendenziale per la correzione “dell’effetto Pasqua” su alcune voci come l’alimentare e gli alberghi e pasti e consumazioni fuori casa, evidenzia il permanere di difficoltà sul versante della domanda per consumi. La ripresa della domanda appare ormai rimandata alla fine della primavera o all’inizio dell’estate, quando potrebbero avvertirsi i primi effetti sui redditi della riduzione del carico fiscale su parte dei contribuenti. Restano difficoltà per il segmento dei beni e servizi per la mobilità (-0,8%) e per l’abbigliamento e le calzature (-0,4%). Per gli alimentari e le bevande il dato destagionalizzato segnala un aumento rispetto a febbraio dello 0,5%, dato che porta ad ipotizzare un assestamento della domanda dopo un periodo di sensibili ridimensionamenti. Per quanto riguarda infine i prezzi, per il mese di maggio l’Ufficio Studi Confcommercio stima una variazione congiunturale nulla, con un tasso di crescita tendenziale dell’inflazione pari allo 0,5%, in contenuta diminuzione rispetto allo 0,6% registrato ad aprile.

(fonte: Confcommercio)

 

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