Da inizio crisi persi 556 posti di lavoro al giorno
Tra l’aprile del 2008 e il marzo del 2014 l’Italia ha perso una media di 556 posti di lavoro al giorno, per un totale di 1.201.500. Solo nell’ultimo anno preso in esame, da marzo 2013 a quello dell’anno in corso, i posti persi sono stati 124.200, per una media di 340 al giorno. Ad oggi il tasso di disoccupazione italiano si attesta al 12,7% contro l’11,8% della media europea. Non è una novità la situazione del mercato del lavoro dei più giovani: in questo caso la disoccupazione nel nostro Paese si attesta al 42,7% mentre la media Ue è del 23,7%. E’ quanto emerge dal Rapporto sul mercato del lavoro stilato da Confartigianato.
Nell’analisi la Confederazione ricorda che i disoccupati italiani sono 3.247.700, ai quali si aggiungono 1.703.500 di scoraggiati e altri 330.900 cassintegrati. Le persone che vivono dunque le gravi difficoltà del mercato del lavoro sono in tutto 5.282.100.
Gli under 25 che riescono a conciliare il lavoro con lo studio sono solo il 2,2% contro il 14% della media europea. Un gap che sottolinea i problemi e le difficoltà legate al sistema formativo e la mancanza di comunicazione tra scuola e lavoro. Altro dato allarmante è quello relativo agli abbandoni scolastici per gli studenti compresi tra i 18 ed i 24 anni: in Italia il dato si attesta al 17,1% mentre nell’Ue al 12,8%.
Per Confartigianato a dare scacco alle opportunità di trovare lavoro, oltre alla crisi, hanno contribuito gli interventi normativi che hanno penalizzato l’apprendistato. Un contratto, quello a valenza formativa, che nel 2013 ha consentito l’11,5% delle assunzioni delle imprese artigiane (contro l’8,7% degli apprendisti assunti dal totale delle imprese presenti sul territorio italiano). Ebbene, in confronto al 2012, le assunzioni di apprendisti sono crollate del 33,8%, contro un calo del 16% del totale delle imprese.
Le uniche aziende che tra il 1992 ed il 2013 hanno offerto opportunità di lavoro sono state quelle private del manifatturiero, delle costruzione e dei servizi, che in totale hanno dato lavoro, nel corso del periodo preso in considerazione, a 2.328.000 unità, per un aumento di 194.000 occupati all’anno. .
Tendenza inversa per la pubblica amministrazione, i settori della finanza e delle assicurazioni e l’agricoltura che hanno perso 468.000 posti di lavoro.
Il lavoro irregolare
L’occupazione irregolare del nostro Paese coinvolge 2.862.300 unità di lavoro, per il 12,1% dell’occupazione complessiva. Il 21% di questi, quindi 603.500 unità, sono titolari di attività indipendenti: imprenditori abusivi, ovvero concorrenza disonesta per le imprese a regola. Numeri che rappresentano, a detta della Confartigianato, la dura conseguenza dell’eccessiva pressione fiscale sui salari: nel nostro Paese il cuneo fiscale, al 47,8%, supera di quasi 12 punti percentuali la media Ocse, ferma al 35,9%.