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I temi delle europee: il fiscal compact

di Giampiero Francesca

unione_europeaNel caos tipico delle campagne elettorali uno spazio sempre più esiguo viene ormai lasciato ai veri contenuti presenti nei programmi dei singoli partiti. La comunicazione, croce e delizia dell’età contemporanea, svuota, infatti, di ogni significato profondo il confronto fra le grandi famiglie europee. Il gossip politico e il parlottio da salotto conquistano le prime pagine dei giornali mentre economia, ambiente, lavoro, immigrazione scivolano lontano dal dibattito pubblico. Proviamo allora ad andare oltre questa coltre banalizzante per approfondire, prima del 25 maggio, alcuni dei temi principali di queste elezioni europee. Il primo punto al centro delle agende di tutti i candidati è, senza dubbio, il cosiddetto fiscal compact. Vale la pena ricordare a tal proposito il contenuto del “Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell’Unione economica e monetaria”, contenente le “golden rules” vincolanti per i venticinque paesi firmatari. Queste regole d’oro prevedono l’impegno a mantenere bilanci pubblici in equilibrio, un deficit strutturale non superiore allo 0,5% del PIL (1% per i Paesi il cui debito è inferiore al 60% del PIL) e un rapporto fra deficit e prodotto interno lordo inferiore al 3%. Nel caso in cui uno Stato non raggiungesse gli obiettivi previsti sarebbe inoltre obbligo dei governi agire, con scadenze determinate, per garantire le necessarie correzioni. E’ importante tenere presente, infine, che, come previsto sempre dal patto di bilancio firmato nel marzo del 2012, il rispetto di queste regole stringenti è stato inserito dai singoli paesi nelle rispettive costituzioni, divenendo così impegno inderogabile. Quanto espresso nel cosiddetto “fiscal compact” non sembra essere messo, realmente, in discussione dalle grandi forze del panorama europeo. Fra le vaghe sfumature che differenziano le famiglie politiche presenti nel Parlamento Europeo la più apertamente favorevole all’austerity sembra essere il Group of the Alliance of Liberals and Democrats for Europe (ALDE), rappresentato dall’ex primo ministro del Belgio Guy Verhofstadt. In un recente intervento, dedicato al tema delle riforme nel vecchio continente, il candidato liberale ha infatti ricordato come “The crisis is over!”, ponendo l’accento proprio sull’efficacia delle scelte imposte dalla Troika. Il dibattito sull’incidenza dell’austerity sulla, lenta, ma incontestabile ripresa europea non è certamente nuovo e può annoverare, fra i principali sostenitori dell’austerità anche il candidato della PPE Jean-Claude Juncker. L’ex presidente dell’Eurogruppo e primo ministro del Lussemburgo ha infatti dichiarato che le politiche di consolidamento di bilancio “hanno impedito all’Europa di finire nel baratro”. Nemmeno il candidato del PSE, Martin Schulz, sembra opporsi alla validità del Fiscal Compact. Nel suo intervento al congresso del Partito Socialista Europeo svoltosi a Roma il presidente del Parlamento europeo ha infatti elencato, come elementi portanti per una vera ripresa economica, il rilancio dell’unione bancaria (con particolare riferimento al credito per le piccole e medie imprese), forme di micro-credito e incentivi per il lavoro, senza però prendere una reale posizione contraria alle forme di austerità imposte dal patto del 2012. Chi invece ha criticato apertamente il fiscal compact e i suoi risultati è Alexis Tsipras. Le proposte del leader di Syriza sono infatti completamente opposte alle soluzioni fino ad ora proposte dalla Troika per il vecchio continente. Non a caso il candidato per la sinistra europea ha affermato che, anche in patria, in caso di una sua affermazione, la Grecia non avrebbe rispettato i diktat imposti dall’Europa. La soluzione da intraprendere, per Tsipras, sarebbe quella di una «una conferenza europea per il debito, sul modello di quella del ’53 che cancellò gran parte del debito della Germania». Un’ipotesi, quest’ultima, difficilmente praticabile, considerando anche la difficoltà, una volta inserite nelle rispettive costituzioni, di modificare l’impostazione del fiscal compact.

 

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