Occupazione sotto il 60%, mai così dal 2002
Quello del mercato del lavoro è uno scoglio ancora troppo difficile da arginare per l’Italia. In particolare è il numero degli occupati a preoccupare. Nel nostro Paese, secondo l’Eurostat, lavorerebbero infatti meno di sei persone su dieci. Il tasso di occupazione del 2013 è sceso al 59,8% dal 61% del 2012, toccando un record in negativo che non si vedeva dal 2002.
Un dato che nei Paesi più virtuosi arriva a sfiorare l’80%. Basti pensare alla Svezia, dove arriva al 79,8%, o alla Germania, con il 77,1%. Bene anche l’Olanda con il 76,5%, ma soprattutto la Francia, dove nonostante l’elevato tasso di disoccupazione, quello occupazionale si presenta comunque al 69,5%. Doveroso sottolineare come anche Cipro e Portogallo presentino tassi di occupazione più elevati del nostro: gli occupati raggiungano rispettivamente il 67,1% e il 65% della popolazione tra i 20 ed i 64 anni.
In poche parole peggio dell’Italia se la passano solamente Spagna, Croazia e Grecia.
Se il tasso di occupazione della fascia 20-64 anni dell’Unione europea, oggi al 68,3%, è sceso a causa della crisi economica rispetto all’oltre 70% del periodo precrisi, così non è stato per la fascia compresa tra i 55 ed i 64 anni. Il dato in questo caso è infatti passato dal 38,1% del 2002 al 50,1% del 2013. Stessa tendenza è stata riscontrata anche in Italia, dove la fascia di età 55-64 ha visto crescere il tasso occupazionale dal 28,6% del 2002 al 42,7% dello scorso anno. Solo tra il 2012 ed il 2013 la crescita è stata di 2,3 punti percentuali.
Di conseguenza scende il numero degli occupati più giovani: la fascia dei 25-34enni, tra il 2002 ed il 2013, in Italia ha subito un calo drastico, passando dalle 6,3 milioni di unità a 4,3 milioni.