Da Le Pen a Farage, il voto degli altri
Il dato più eclatante, ma allo stesso tempo atteso, è quello proveniente dalla Francia dove il Front Nationale di Marine Le Pen è primo partito, ottenendo il 26% dei voti. Al partito di estrema destra vanno così tra i 23 e i 25 seggi (su 74 riservati alla Francia), all’Ump 20 e ai socialisti di Hollande – autentica débâcle d’Europa – appena 13.
L’altro terremoto riguarda la Gran Bretagna dove vince la forza euroscettica di Nigel Farage. Al suo partito, l’Ukip, viene infatti attribuito il 29% dei consensi. I Tories del premier David Cameron possono contare invece sul 24,2% dei voti, mentre i laburisti sono al 23,7%.
Non ci sono grosse sorprese in Germania: vince la Cdu di Angela Merkel, anche se in flessione rispetto ai risultati che l’hanno confermata qualche mese fa cancelliera e, soprattutto, in calo dal 1979. Si tratta, cioè, del peggiore risultato ottenuto da quando si vota per le elezioni europee.
Le forze euroscettiche, tuttavia, ottengono risultati di non poco conto. Esclusa l’Olanda dove il partito della Libertà olandese di Geert Wilders non ha ottenuto particolare successo, anche in Austria il Fpoe, il partito fondato da Haider, raddoppia i consensi e si attesta oltre il 20%. Anche in Danimarca l’estrema destra si colloca al primo posto con il 23% dei favori.
Dove vincono gli altri
I partiti di stampo conservatore, quindi i popolari vista nell’ottica europea, si affermano in Bulgaria, in Lettonia, in Slovenia e in Polonia dove vince il partito del premier Donald Tusk. Esiti analoghi in Irlanda e in Croazia, quest’ultima al voto per la prima volta. I partiti di sinistra vincono, oltre che in Italia, in Portogallo, Svezia e Romania. In Spagna, invece, si registra il calo sia dei popolari, sia dei socialisti.
In Grecia, infine, sfonda Syriza di Alexis Tsipras, che certo non potrà concorrere per la poltrona di presidente della Commissione europea, ma in casa si gode il primato del suo partito.