Un Paese che invecchia
La crisi che ha investito il Paese oltre a colpire il sistema economico ha dato un duro colpo anche al sistema demografico e sociale italiano. Nel 2012 la speranza di vita alla nascita è arrivata a 79,6 anni per gli uomini (78,6 in Germania, 78,7 in Francia, 79,1 nel Regno Unito e 79,5 in Spagna) e a 84,4 anni per le donne (83,3 in Germania, 85,4 in Francia, 82,8 nel Regno Unito e 85,5 in Spagna) rispettivamente 2,1 anni e 1,3 anni in più rispetto alla media europea (77,5 per gli uomini e 83,1 per le donne).
Allo stesso tempo, spiega l’Istat nel Rapporto annuale 2014, il nostro Paese è caratterizzato dal persistere di livelli molto bassi di fecondità. La media si attesta infatti a 1,42 figli per donna nel 2012, contro l’1,58 della media Ue. Non solo, al primo gennaio del 2013 in Italia risiedevano 151,4 over 65 anni ogni cento under 15. Una serie di dinamiche che mettono l’Italia tra i Paesi con il più alto indice di vecchiaia del mondo. In Europa, per esempio, ci supera solo la Germania con 158. In Franca il rapporto è molto più basso, 96,7, come anche nel Regno Unito, 97,7. Più vicina la Spagna con 115,8.
Secondo le previsioni di Istat su come cambierà l’assetto democratico del nostro Paese nel corso di trent’anni, tra il 2001 ed il 2041 nel Mezzogiorno gli ultra sessantacinquenni ogni 100 under 15 saranno 278 (contro i 123 del 2011). Al Nord il dato si attesterà invece a 242 (contro i 159 del 2011).
Dal 2008, spiega poi l’Istat, con l’avvio della crisi economica si è invertito il trend di crescita della natalità e della fecondità in atto ormai dal 1995. Nel 2013 sono stati iscritti in anagrafe per nascita poco meno di 515 mila bambini, circa 64 mila in meno in cinque anni e inferiori di 12 mila unità al minimo storico delle nascite del 1995. Il calo della natalità non è un fenomeno solo italiano, negli ultimi cinque anni è stato riscontrato infatti in quasi tutti i paesi europei, seppur con ritmi e intensità diverse.