La crescita economica del calcio europeo
Niente di nuovo: il calcio europeo gode di ottima salute. Questo è quanto emerge dall’Annual Review of Football Finance 2014 della Deloitte. Nel 2012-2013, il fatturato delle ‘Big five’ (Premier League, Liga spagnola, Serie A, Bundesliga e Ligue 1) è infatti cresciuto del 5%, arrivando a 9,8 miliardi di euro. Circa la metà del valore complessivo del calcio europeo: 19.9 miliardi di euro (+2%). Una crescita sostenuta, destinata a non fermarsi qui (nel 2014-2015, secondo la Deloitte le ‘Big five’ dovrebbero raggiungere gli 11,5 miliardi di ricavi) e trainata dalla cessione dei diritti televisivi cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni (“Nel 1996 – osserva il Financial Times, commentando il rapporto – la vendita dei diritti tv per i cinque campionati più popolari in Europa aveva garantito entrate per 500 milioni di euro”) e da un numero “ristretto” di club. La crescita della Serie A (97 milioni di euro) è stata trainata “per oltre tre quarti” da un’unica società: la Juventus. Quello italiano non è però un caso unico, anche l’incremento dei ricavi della Bundesliga sono riconducibili – per oltre l’80% – al Borussia Dortmund e al Bayern Monaco. Nello specifico: la Premier League si conferma la lega più redditizia al mondo con i ‘suoi’ 2.946 milioni di euro. Cresce anche la Bundesliga, ora a 2.018 milioni di euro. Distanti anche se di poco la Liga spagnola (1.859 milioni) e la ‘nostra’ Serie A (1.682 milioni). Mentre la Ligue 1 non riesce ancora ad emulare le altre leghe, fermandosi a quota 1.297 milioni di euro. Anche se qualcosa sta già cambiando.
La Ligue 1 acquista appeal internazionale
Nei giorni scorsi, la Ligue 1 ha ceduto i diritti televisivi internazionali a beIN Sports per la trasmissione delle gare di sei campionati (dal 2018-2019 al 2023-2024). L’intesa prevede una base minima garantita di 480 milioni di euro nel corso dei sei tornei, ovvero 80 milioni l’anno, per una crescita del 146% rispetto a quanto garantito dall’attuale accordo: 32,5 milioni di euro l’anno fino al 2017-2018. Il campionato francese supera così la Bundesliga, ferma a 75 milioni di euro annui. Il massimo torneo transalpino acquista appeal internazionale, ma è riuscito anche ad attirare sugli spalti un numero crescente di tifosi. Tant’è che nel corso dell’ultima stagione la percentuale di “riempimento” degli stadi ha toccato quota 70%.
La Serie A cresce, ma meno di altri
Ma se Oltralpe le cose stanno migliorando, altrettanto non possiamo dire della Serie A. Il nostro torneo cresce anche se a ritmi inferiori rispetto a quelli di altri campionati. Molto è dovuto anche all’assenza di stadi di proprietà e moderni (secondo il ReportCalcio della Figc l’età media degli impianti italiani è di 64 anni). Altrove le cose vanno decisamente meglio. Qualche esempio: in Germania, nel periodo compreso tra il 2003 e il 2012 i ricavi al botteghino sono cresciuti del 113%, in Spagna del 57%. In Italia, la crescita è stata più modesta: +11%. Nella stagione appena conclusa, la Serie A è quinta per percentuale di “riempimento” degli impianti (56,6%) e con una media spettatori a partita pari a 23.282. In tutta Europa solo le tedesche Borussia Dortmund-Bayern Monaco-Schalke 04 e le inglesi Manchester United e Chelsea sono riuscite a vendere il 99% dei biglietti. Il nostro campionato è quindi sempre meno affascinante agli occhi dei tifosi, ma anche – nostro malgrado – degli sponsor: nel 2012-2013, la Serie A ha realizzato entrate di 341 milioni, di questi quasi 100 sono riconducibili al Milan e 68,4 alla Juventus. Niente a che vedere con le performance del Bayern Monaco (237 milioni di euro) e del Real Madrid (211 milioni).
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