Crolla la crescita del Mezzogiorno
Nel 2013 il Prodotto interno lordo (Pil), misurato in volume, ha segnato una dinamica piuttosto diversificata a livello territoriale, con una riduzione decisamente meno marcata rispetto a quella media nazionale nel Nord-ovest (-0,6%), poco meno intensa nel Nord-est (-1,5%), in linea con il dato nazionale nel Centro (-1,8%) e molto più accentuata nel Mezzogiorno (-4%). Tali risultati sono coerenti con i dati relativi ai conti nazionali pubblicati il 3 marzo 2014, che indicano per il 2013 un calo del Pil italiano dell’1,9%.A rilevarlo è l’Istat che certifica, una volta di più, le precarie condizioni economiche del Sud rispetto al resto del Paese.
La forbice della povertà si allarga, i consumi arretrano ulteriormente e il divario Nord-Sud inevitabilmente si accentua. Verso la fine del 2013 – e a rileggerli oggi quei dati non dovrebbero stupire – la Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno, aveva paventato per il Sud l’ipotesi “desertificazione”. Negli ultimi venti anni sono emigrate dal Sud circa 2,7 milioni di persone. Questo perché il sistema economico del Meridione ha subito un crollo verso il basso in termini di produttività e occupazione. Dal 2007 al 2012, infatti, il manifatturiero ha visto ridurre il proprio prodotto del 25%, i posti di lavoro del 24% e gli investimenti del 45%. Ed è la disoccupazione la chiave di tutto. Nel 2011 si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord circa 114 mila abitanti. soprattutto in Lombardia, che ha accolto nel medesimo arco temporale circa una persona su quattro. Nel primo trimestre 2013, emergeva ancora dal rapporto della Svimez, nel Sud si sono persi 166 mila posti di lavoro rispetto all’anno precedente scendendo sotto la soglia dei sei milioni, il peggior calo dal 1977. Nel 2012 il tasso di occupazione in età 15-64 è stato del 43,8% a fronte del 63,8% nel Centro-Nord. Nel 2012, infine, il tasso di disoccupazione è stato del 17%, del 28,5% se si tiene conto degli under 35.
Gli andamenti
Nel Nord-ovest, rileva intanto l’Istat, le forti diminuzioni del valore aggiunto registrate nel settore primario (-3,1%) e nell’industria (-3,3%) sono state in buona parte controbilanciate dall’aumento dell’1,1% nei servizi.
Nel Nord-est la contrazione dell’attività economica è decisamente più accentuata nel settore dell’industria (-3,4%), meno marcata in quello terziario (-0,4%). L’agricoltura, in controtendenza, ha registrato un aumento del valore aggiunto del 4,7%.
Nel Centro la diminuzione del valore aggiunto ha avuto intensità simili nei tre settori: -1,2% nel settore primario, -1,4% nell’industria e -1,5% nel terziario.
Risultati particolarmente negativi si registrano nel Mezzogiorno sia per l’industria che per i servizi, con cadute del valore aggiunto rispettivamente dell’8,3% e del 3,1%. L’agricoltura ha segnato un calo moderato, pari allo 0,3%.