Italia: l’unico Paese del G7 in recessione
In confronto al secondo trimestre del 2013, a fine giugno il Prodotto interno lordo italiano ha registrato una contrazione dello 0,3% rendendo il dato del nostro Paese l’unico in calo tra i Paesi membri del G7. A renderlo noto è l’Ocse, che nella sua analisi spiega che il rallentamento, sebbene più lieve, ha interessato l’intera area. Ad eccezione del Regno Unito e degli Stati Uniti che hanno riportato rispettivamente un +3,2% e un +2,4% su base annuale. Più deboli la crescita di Giappone e Francia che hanno visto il dato muoversi di appena 0,1 punti percentuali.
Stando a quanto confermato dall’Istat l’Italia è dunque nuovamente in recessione, peggiorando dello 0,2% rispetto al -0,1% registrato nel primo trimestre del 2014. A causa dell’aumento delle imposte il Giappone è sceso dell’1,7% rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Invariato il dato congiunturale della Francia. Bene Regno Unito e Stati Uniti, che rispetto al primo trimestre crescono rispettivamente dello 0,5% e dell’1%.
Tra primo e secondo trimestre l’economia dell’Ocse è passata dallo 0,2% allo 0,4%. In fase di rallentamento la crescita dell’Eurozona: su base annuale nel secondo trimestre è cresciuta dello 0,7% e nel primo dello 0,9%. Su base trimestrale è passato al +0,2% dallo 0,3% del periodo precedente.
La frenata dell’economia tedesca
Nemmeno per la Germania si tratta dei periodi più rosei. Il Paese risulta infatti in una fase di affanno. Oltre ad aver registrato, nel secondo trimestre, un calo dello 0,2% del Prodotto interno lordo, Berlino si è trovata di fronte anche al quarto calo consecutivo dell’indice di fiducia delle aziende. L’indice Ifo si è infatti attestato a 106,3, il dato più basso dal 2013.
Una serie di dinamiche che fanno ipotizzare agli economisti che la crescita non sia poi così vicina. Per il terzo trimestre ci si aspetta infatti una crescita pari allo zero, mentre alla fine dell’anno dovrebbe registrarsi un +1,5% rispetto al 2013. Un aumento più basso delle attese che indicavano un +2%. La causa principale della frenata è la crisi ucraina. Per fare un esempio: le esportazioni verso Kiev (nel primo semestre) sono diminuite del 15,5% a 15,3 milioni di euro.