Come cambiano le abitudini di spesa degli italiani
Ne ha cambiate di abitudini l’italiano medio tra il 2007 ed oggi. Molte delle quali per il semplice fatto che oggi, rispetto ad allora, ha quasi tremila euro in meno da spendere all’anno. Per questo ci si è spostati sempre più dai negozi agli eShop, mandando in crisi anche la grande distribuzione. Una situazione, quella economica che sta attraversando il Paese ormai da sette anni, giudicata negativamente dal 91% degli italiani. A rilevarlo è la Coop nel Rapporto 2014.
Il calo dei consumi, legato secondo l’analisi a un ritorno della propensione al risparmio, ha interessato soprattutto il vestiario, il settore ludico e quello del tabacco e dell’alcool. Anche se in realtà gli italiani hanno tagliato le spese un po’ per tutto: a dimostrarlo il calo del 13% (sul 2013) della spesa alimentare. Si compra meno pesce fresco, meno olio e si è contratta, del 15%, anche la spesa per le bevande non alcoliche. Tagli a doppia cifra anche per i beni primari come pane, latte, carne, latte e zucchero. Cresce la spesa per i cibi bio, etnici e del lusso.
Passando alle conseguenze sul piano della Grande distribuzione organizzata, la Coop spiega che i punti vendita sono scesi dello 0,9% e i fatturati, in quasi tutti i casi, portano segni negativi. Solo discount e super-store registrano un aumento dell’1,8%.
Il trend negativo che ha investito la grande distribuzione è dovuto anche al calo demografico. Meno nascite (514.000 nel 2013 contro le 534.000 del 2014, confermando una dinamica che si verifica ormai da cinque anni) vuol dire meno grandi famiglie e di conseguenza meno vendite per la Gdo.
Commentando i dati del Rapporto, la Confederazione italiana degli agricoltori spiega aggiunge che “convenienza e flessibilità trainano le botteghe gestite da stranieri: per il 62% i prezzi sono più bassi. Non bastano gli 80 euro in più in busta paga: è tempo di attuare misure organiche di sostegno alle famiglie, cominciando dalle fasce più deboli, tanto più che il reddito disponibile degli italiani è crollato dell’11 per cento nel periodo 2007-2013. Dall’inizio della crisi un italiano su due è passato a prodotti più economici, in primis per la tavola, con una caduta degli acquisti di cibo e bevande del 13 per cento circa in 6 anni. Le famiglie tagliano il superfluo ma anche lo spreco, approfittano di sconti e promozioni che oggi riguardano un terzo dei prodotti sugli scaffali e soprattutto ricorrono ai discount e ai piccoli negozi etnici dove il 23 per cento degli italiani acquista generi alimentari, frutta e verdura. Il 62% lo fa perché i prezzi sono più convenienti, il 34% per la particolarità dei prodotti offerti e il 22% per gli orari più flessibili e dilatati rispetto ai negozi tradizionali”.