Il diario del Festival di Venezia/5
Il cinema non è fatto solo dai registi e grandi attori, ma anche da grandi artigiani e maestranze, ed è per questo che giustamente è stato assegnato il Leone d’oro alla carriera a Telma Schoonmaker, la mitica montatrice dei film di Martin Scorsese.
Un giorno in Italia, migliaia di volti, milioni di pensieri. È questo Italy in a day – un giorno da italiani di Gabriele Salvatores, segmento italiano dell’opera di Ridley Scott “World in a day”, opera di montaggio composta dai video inviati da persone comuni che raccontano il 26 Ottobre 2013, una giornata qualunque. E così si spazia in una gamma di sentimenti ed emozioni vastissima, dalla nascita alla morte, dalla paura al sogno, dall’amore alla solitudine. Uno racconto che racchiude in sé tutto e niente, che sorvola l’infinito e scivola nel vuoto pneumatico. Un film che svela e nasconde i mali del paese, ma racchiude anche la banalità e il chiacchiericcio insensato della quotidianità, e i sovraumani silenzi della natura e della solitudine. Una grande bellezza narrata attraverso gli occhi di tutti.
Sempre un racconto dell’Italia, ma stavolta non del suo presente ma del suo passato, è questo La zuppa del demonio di Davide Ferrario. Il film è un documentario sull’industrializzazione del nostro paese nel ventesimo secolo, raccontata attraverso le immagini d’epoca della pubblicità e delle fabbriche conservate presso l’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea. Il titolo, una citazione di Buzzati, descrive un’idea di progresso che è stata fondativa del nostro paese.
La mostra ci propone anche opere di grandi maestri di cinematografie meno note, è il caso di Revivre di Im Kwon-taek, grande cineasta coreano, in Italia principalmente conosciuto per “Ebro di donne di pittura”. La pellicola drammatica e cinica, romantica e disturbante è immersa nell’eleganza e la perfezione del tocco del grande regista. La lievità così tipica della cultura cinematografica coreana, riesce a far sollevare il film dalla grevità del racconto. Un film che ci dice quanto può essere effimera la bellezza ma quanto allo stesso tempo possono essere potenti i sentimenti che scatena. Un discorso che riesce ad imprimersi nel suo giocarsi sottotono e tra le pieghe delle immagini.
Chiudiamo con un film del concorso che ha scatenato molte polemiche in sala, si tratta di Sivas del turco Kaan Müjdeci. Solido racconto di un incontro tra un randagio e un bambino nell’Anatolia più lontana e profonda. Le polemiche sono scaturite dalle scene di combattimenti tra cani dove non si riesce a intuire dove finisca la finzione e inizi la realtà. Ma il festival non è solo proiezioni ma anche confronti, e incontri con registi, attori come i Cinecocktail, da anni appuntamento fisso di dialogo con le personalità del cinema italiano (quest’anno ospite Pierfrancesco Favino), e sopratutto di dibattito come quelli che faranno scaturire i film di cui parleremo nella prossima puntata: La trattativa di Sabina Guzzanti e Pasolini di Abel Ferrara.