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Il settore farmaceutico in Italia

pilloleL’Italia può aspirare a diventare il primo hub europeo nel settore farmaceutico. Un obiettivo ambizioso eppure raggiungibile, a detta del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Per avere un humus attrattivo per gli investimenti serve una maggiore stabilità, più competitività e una maggiore innovazione”, ha spiegato il ministro nel corso del convegno Life Science Industry organizzato dall’Ambasciata statunitense giovedì 23 ottobre. “Dobbiamo crescere tutti” mettendo in atto “una piccola rivoluzione”, ha proseguito Lorenzin nel corso del suo intervento. Durante il quale ha anche auspicato un maggiore coinvolgimento del ministero dello Sviluppo Economico nell’Agenzia italiana del Farmaco (AIFA), che ad oggi impiega 400 dipendenti. Un numero al di sotto della media di altre agenzie governative, “dove – ha osservato il ministro – la media è di 1.500 addetti”. Il ministro della Sanità ha così incoraggiato un settore da un potenziale enorme, in parte già espresso anche grazie all’impegno diretto delle industrie farmaceutiche che molto hanno investito – e creduto – nel nostro Paese.
“Noi – ha osservato solo qualche giorno fa il presidente di Farmindustria Massimo Scarabozzi – stiamo facendo la nostra parte”. “Sono già partiti investimenti complessivi per 1,5 miliardi, che – ha proseguito – ci siamo impegnati a portare a termine nel triennio. Avevamo promesso a luglio 1.500 nuovi posti e ne abbiamo già creati 1.600”, che si vanno ad aggiungere a quelli già esistenti.
L’industria farmaceutica, che solo nel 2013 ha investito 2,3 miliardi di euro in produzione e ricerca, impiega oltre 62mila persone e altrettante nell’indotto (64mila, ad essere precisi). Mentre sono 6.000 quelli impiegate nella ricerca.
I 174 stabilimenti produttivi sparsi per il territorio generano 28 miliardi di euro di produzione. Il 70% è tuttavia destinato all’estero (oltre il 40% rispetto a cinque anni fa). La maggior parte dei farmaci non è quindi destinata a restare a lungo nel nostro Paese, dove la quota di Prodotto interno lordo investita nel 2012 nella spesa sanitaria è stata del 9,2%, il 77,3% è riconducibile alla spesa sanitaria pubblica (ovvero quanto viene destinato per soddisfare il bisogno di salute dei cittadini in termini di prestazioni sanitarie). Una percentuale molto vicina alla media OCSE (9,3%), eppure molto più bassa rispetto a quella degli Stati Uniti (17,7%) dei Paesi Bassi (11,8%), della Francia (11,6%), della Svizzera (11,4%) e della Germania (11,3%).
Rispetto ad altri Paesi dell’Unione europea, l’Italia destina quindi una percentuale inferiore del proprio PIL alla spesa sanitaria, influenzata (inevitabilmente) anche dalla spesa farmaceutica. Secondo il rapporto OsMed (L’uso dei farmaci in Italia), nel 2013 la spesa farmaceutica totale – pubblica e privata – è stata pari a 26,1 miliardi di euro (+2,6% rispetto al 2012), il 75,4% dei quali sono stati rimborsati dal Sistema sanitario nazionale (contro una media OCSE del 72%). In media, per ogni cittadino italiano, la spesa per farmaci ha toccato quota 436 euro.

 

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