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Le due facce del lavoro

lavoro_disoccupazioneQuando si osservano i dati sul lavoro è buona usanza buttare un occhio non solo al tasso di disoccupazione (numeri che spaventano senz’altro, di questi tempi), ma anche al tasso di occupazione. Cosicché scopriremo, stando alle ultime diffusioni Istat, che rispetto ad un anno fa il numero degli occupati è cresciuto di 130 mila unità.
Ribadiamo: il problema disoccupazione resta. Il numero di disoccupati (3 milioni e 236 mila, vale a dire un aumento dell’1,5% rispetto ad agosto e dell’1,8% su base annua), per un tasso di disoccupazione al 12,6%, è una quota vertiginosa. Ma quel recupero, seppur lieve, di uno 0,6% rappresenta l’unico aspetto positivo. Anche perché a crescere sono tanto la componente maschile (+0,7% sull’anno) che quella femminile (0,3%). La crisi ha “bruciato”, per così dire, oltre un milione di posti di lavoro, facendo quasi raddoppiare negli ultimi anni il tasso di disoccupazione, dunque un’eventuale ripresa – ammesso che di ripresa si possa parlare – non potrà che essere graduale.
Ma c’è un ulteriore aspetto da sottolineare. Il tasso di disoccupazione è un indicatore che considera il numero di persone che cercano lavoro sul totale della popolazione attiva, senza trovarlo. Pertanto l’aumento sia del tasso di occupazione che del tasso di disoccupazione significa che le persone hanno ricominciato e mettersi in marcia, a cercare un impiego. Un fatto positivo, se si considera il totale clima di sfiducia in cui il paese sembrava essere sprofondato.
Diversamente per i giovani (15-24 anni) – la categoria che più preoccupa in questo senso –, il tasso di occupazione si attesta al 15,6% crescendo di 0,4 punti rispetto al mese precedente ma in diminuzione dello 0,5% nell’arco dei dodici mesi. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni – ancora: la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi – è pari al 42,9%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente, ma in crescita di 1,9 punti rispetto allo stesso periodo del 2013. In compenso risulta in calo il numero di giovani inattivi. Vengono considerate inattive le persone che non rientrano nella forza lavoro, quindi né occupate né in cerca di occupazione. Ecco, i giovani inattivi calano dello 0,4% (-18 mila) su base mensile e dello 0,9% (-39 mila) su base annua.
Un dato assolutamente negativo riguarda, infine, le differenze di genere perché al solito la componente femminile è quella che più risente delle dinamiche negative del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione maschile, infatti, risulta pari all’11,6%, mentre quello femminile si attesta al 13,9%, in aumento rispetto al mese precedente (+0,2 punti percentuali) e su base annua (+0,6 punti).

(pubblicato il 31 ottobre su Tgcom24)

 

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