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I primi effetti dell’embargo russo

Vladimir PutinChe gli scambi commerciali con la Russia siano crollati nel mese di settembre è cosa normale, in quanto primo effetto dell’embargo scattato ad agosto contro le sanzioni dell’Ue in risposta alla crisi ucraina. Per quanto riguarda i rapporti con Mosca a settembre le vendite, soprattutto nel comparto agroalimentare, hanno così evidenziato una contrazione del 10,2%.
Ma il dato, pur significativo, non deve indurre a pensare ad una situazione particolarmente difficile. Perché, nonostante tutto, l’Italia riesce a mantenere un ruolo dominante rispetto ai partner europei. Del resto anche gli ultimi dati sugli ordinativi segnano una quota maggiore per quella che è la componente estera.
All’inizio del 2014, l’Italia ha visto crescere complessivamente le sue esportazioni: +1% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente (dati Eurostat). Stando però alle rilevazioni dell’Osservatorio GEA-Fondazione Edison nel primo semestre 2014 il nostro Paese ha addirittura raggiunto il primato in Europa, evidenziando un incremento del saldo commerciale di 5,5 miliardi. Secondo lo studio, inoltre, il miglioramento netto della bilancia commerciale che si è registrato tra il 2010 e il 2013 è dipeso anche dall’interscambio commerciale con le economie definite emergenti, in particolare Turchia, Emirati Arabi, Cina e la stessa Russia. Tuttavia, analizzando le ultime rilevazioni dell’Istat, anche le vendite verso la Turchia sono risultate in flessione, peraltro marcata (-15,7%).
Nel mese di settembre 2014, i mercati di sbocco più dinamici sono stati quelli con i paesi OPEC – ovvero l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio – (+20,3%), con gli Stati Uniti (+14,2%), con i paesi EDA – cioè le economie asiatiche, che non siano Cina e Giappone (Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Malesia e Tailandia) – (+10,8%) e con la Cina (+10,1%).
Non si può ancora parlare di un effetto compensazione rispetto all’embargo russo, ma non siamo gli unici. Anche la Grecia e la Spagna, ad esempio, temono ripercussioni nel comparto agroalimentare. Non solo: le cifre diffuse qualche tempo fa dalla Commissione europea parlano di un valore dell’export italiano verso la Russia – quello riguardante esclusivamente i prodotti “bloccati” da Mosca: carne, pollo, pesce, latte – pari nel 2013 a 163 milioni. Cioè meno di Lituania (927 milioni), Polonia (841), Germania (595), Olanda, (528), Danimarca (377), Spagna (338), Finlandia (283), Belgio (281) e Francia (244). Ma l’Ue specificava anche che stimare il reale impatto dell’embargo sull’export europeo sarebbe risultato difficoltoso basandosi soltanto sulle prestazioni del 2013. Tornando al caso italiano, alla fine dell’anno, secondo diversi analisti, le perdite delle nostre piccole e medie aziende italiane potrebbero arrivare a 200 milioni di euro complessivi. Più in generale, allargando il discorso alla meccanica strumentale (che include anche i macchinari agricoli), le perdite potrebbero oscillare tra i 650 milioni e gli 1,1 miliardi.

(articolo pubblicato su Tgcom24 il 4 novembre 2014)

 

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