Il 25° anniversario della caduta del Muro di Berlino | T-Mag | il magazine di Tecnè

Il 25° anniversario della caduta del Muro di Berlino

di Alfredo Caputo

Venticinque anni fa, giovedì 9 novembre 1989, veniva abbattuto, sotto i colpi di piccone di una folla in tripudio, il Muro di Berlino, simbolo per quasi 30 anni della divisione della Germania, dell’Europa e del mondo in blocchi. La ricorrenza è stata ovviamente festeggiata nella Capitale tedesca, con la cancelliera Merkel a far gli onori di casa. Nei giorni scorsi, in vista dell’anniversario, si sono incontrati l’allora leader sovietico Gorbachev e Hans Dietrich Genscher, all’epoca ministro degli Esteri tedesco.
Ma riavvolgiamo il nastro, e ripercorriamo le vicende tedesche dal dopoguerra alla riunificazione.
A seguito della disfatta bellica (1945), la Germania e la sua Capitale Berlino furono occupate dagli eserciti vincitori (USA, Francia, Gran Bretagna, URSS) ciascuno dei quali ne controllava una porzione. Per l’irrigidirsi dei rapporti tra Occidente e mondo comunista, si ebbe una netta divisione tra parti occidentali e parte orientale, occupata dai russi; le zone occidentali vennero fuse, formando la Repubblica Federale Tedesca (BRD) che comprendeva i quartieri Ovest di Berlino; la zona orientale (inclusa Berlino Est), sotto occupazione sovietica, dette vita alla Repubblica Democratica Tedesca (DDR) a regime comunista.
Fortissima, da subito, la tensione attorno alla città che divenne frontiera della “guerra fredda”: la zona Ovest era in pratica un’enclave occidentale nel mondo comunista. Nel 1949 Stalin ordinò il “blocco di Berlino” per isolare la parte Ovest; gli americani risposero rifornendola con un ponte aereo. Altissima la tensione anche dopo: il regime della DDR e l’URSS non tolleravano la continua fuga (2.650.000 persone in 12 anni, che varcarono la frontiera nella città per trasferirsi in Occidente) e così, la notte del 13 agosto del 1961, fu edificato il Muro, per dividere la città e porre fine all’emorragia. Il filo spinato ed il filo elettrico che lo contornavano, scoraggiavano ogni tentativo di fuga e come non bastasse, i soldati di guardia sparavano a chiunque tentasse di scavalcarlo.
Il 7 ottobre 1989 (40° anniversario della DDR), il regime si trovò dinanzi proteste senza precedenti; oltre 5.000 persone, scappando, si erano rifugiate a Praga sotto la protezione dell’ambasciata della Germania Ovest; Honecker, successore di Ulbricht, dovette dimettersi dopo qualche giorno. Gli successe Egon Krenz il quale nominò premier il riformatore Modrow, e ordinò la liberazione degli oltre 5000 profughi che avevano così la possibilità (tramite un tortuoso viaggio) di rifugiarsi all’Ovest; aperte le frontiere tra Germania Ovest e Cecoslovacchia, in tre settimane scapparono dalla DDR per approdare a Praga (e di lì nella BRD), oltre 100.000 persone; il regime capì che la situazione non reggeva, e concesse, la sera del 9 novembre, il visto di espatrio a chiunque l’avesse chiesto. E così una marea umana scese in piazza per festeggiare e attraversare quella frontiera (il Check Point Charlie); molti uscirono di casa con i picconi per abbattere il Muro.
Come si arrivò ad un evento tanto inatteso? Negli anni ’80 la tensione Est – Ovest era riesplosa; sotto shock per la sconfitta in Vietnam, l’America temeva di perdere il confronto con i sovietici. Alcuni eventi, però, cambiano il corso delle cose: nel 1979, l’Inghilterra elegge, a valanga, Margaret Tatcher premier; nel 1980, il (troppo?) prudente presidente USA Carter viene travolto dall’ultraconservatore Reagan; i due neo leader suonano la scossa, dal punto di vista economico; in più il presidente americano rilancia la sfida militare, con lo scudo stellare, ben sapendo che l’URSS, su entrambi i fronti, non sarebbe stata in grado di reggere; i russi vistisi all’angolo, si preparano alla guerra atomica, ma nel 1984 un incidente ad un sottomarino nucleare nel Mare del Nord ne mette a nudo l’impossibilità di confrontarsi ad armi pari con l’Occidente, tanto più che nei Paesi dell’Est iniziava a mancare il consenso popolare per i regimi; il vento cambia con l’ascesa di Michail Gorbachev (1985), che darà vita a una stagione di riforme abbandonando il confronto muscolare e ritirando, man mano, le truppe di occupazione dai Paesi dell’Est (il che permetterà ad es. l’apertura delle frontiere in Cecoslovacchia di cui sopra). Tornando a 25 anni fa, mentre gli eventi precipitavano, coi leader europei e lo stesso Gorbachev a predicare prudenza, il Cancelliere Kohl (contro il parere della Bundesbank) decretò la parità del cambio tra le due Germanie: il Marco dell’Est valeva quanto quello Occidentale. Fu la mossa decisiva per l’unificazione politica che sarebbe avvenuta di lì a poco, anche se, in effetti, più che di unificazione, si trattava di annessione della DDR alla Germania Occidentale, tanto che i nomi delle Istituzioni e persino della Repubblica (BundesRepublik Deutschland) rimasero quelli occidentali: Bundestag e Bundesrat ad indicare i rami del Parlamento; cancelliere per indicare il premier; Bundesbank, per la Banca Centrale; la Germania unificata aderiva alle alleanze politiche e militari della BRD (NATO e CEE); anche il sistema politico ed elettorale fu quello dell’Ovest, ad eccezione dei post comunisti dell’Est i quali rimasero in piedi (ovviamente nei soli lander orientali, essendo da decenni fuori legge all’Ovest) mutando nome, da SED a PDS.
La parità del cambio tra le due monete penalizzò la parte orientale, più debole, che non poté reggere il confronto con la ben più strutturata Repubblica Federale e, come per ogni unificazione politica e monetaria, se la moneta esprime il cambio alla pari, la parte economicamente più forte fa un sol boccone dell’altra o delle altre (così fu da noi un secolo e mezzo fa: la desertificazione industriale del Mezzogiorno nacque, in buona misura, dall’unificazione monetaria e anche a livello comunitario sta funzionando così)
Dopo qualche anno la Capitale (e i palazzi istituzionali; ma la Bundesbank è rimasta a Francoforte, la Corte Costituzionale a Karlsruhe) fu riportata a Berlino, una città riunificata, Capitale anche culturale di una Nazione riunita e tornata leader.
A 25 anni dalla caduta del Muro, le distanze Est – Ovest non sono del tutto colmate, ma la ex DDR ha fatto passi avanti, riducendo il GAP con l’Ovest soprattutto in alcuni lander (Sassonia e città-Stato di Berlino); permangono delle differenze in alcuni Stati più poveri, Brandeburgo su tutti. Di tanto in tanto riaffiorano nella ex DDR delle nostalgie del passato comunista (come si evince dai successi elettorali altalenanti del partito della Sinistra – Linke – che comprende la PDS). L’eredità che permane in maniera più forte del quarantennale regime è l’ateismo: nei lander orientali risulta ben più alto che all’Ovest.

 

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