Addio al progetto South Stream. I nuovi scenari | T-Mag | il magazine di Tecnè

Addio al progetto South Stream. I nuovi scenari

Diversificare le fonti d'approvvigionamento è una priorità per chiunque. L'Italia vanta il “portafoglio” più diversificato d'Europa

vladimir_putinLa Russia ha cambiato idea sul South Stream. Mosca ha infatti deciso di abbandonare la costruzione del gasdotto che avrebbe importato in Europa oltre 60 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Decisive le pressioni di Bruxelles sulla Bulgaria, ‘invitata’ a non concedere il permesso di transito al South Stream. Quali saranno le conseguenze sull’approvvigionamento energetico dell’Italia?.
Una volta costruito, South Stream avrebbe dovuto avere una capacità di trasporto iniziale di 15,5 miliardi metri cubi (m3) l’anno per poi raggiungere i 63 miliardi di m3. Il gas avrebbe dovuto attraversare il mar Nero prima di attraversare Bulgaria, Serbia, Ungheria, Slovenia ed Austria. Il tratto sottomarino sarebbe stato costruito dalla SAIPEM, la controllata di ENI che a marzo si era aggiudicata le commesse per un valore di circa 2 miliardi di euro.
Non tutto il South Stream sarebbe stato infatti di proprietà dell’azienda russa: la parte off-shore sarebbe stata affidata ad consorzio tra Gazprom (50%), ENI (20%), i francesi di EDF ed i tedeschi di Wintershall (15%). Mentre le parti on-shore sarebbero state delle joint-venture tra Gazprom e le aziende statali dell’energia dei Paesi di transito.
Negli ultimi 15 anni abbiamo investito molto nelle infrastrutture destinate all’importazione (pipeline e terminali LNG) attualmente in grado di trasportare nel nostro Paese 50 miliardi di metri cubi in più rispetto al 2000. Una capacità di import destinata a crescere prossimamente. La Commissione europea non ha opposto infatti alcuna resistenza alla costruzione di un altro gasdotto proveniente dall’est: la Trans Adriatic Pipeline. Servendoci di questa linea, che attraverserà l’Adriatico per approdare in Puglia, nei prossimi anni potremmo infatti importare circa 10 miliardi di m3/anno di gas dall’Azerbaijan. Aumentando così anche il numero di fornitori.
Oltre alla Russia (nostro primo fornitore) l’Italia importa infatti gas principalmente da altri cinque Paesi: Algeria, Libia, Paesi Bassi, Norvegia e Qatar. Quanto basta per tirare un sospiro di sollievo e per sostenere che “possiamo vantare il portafoglio di approvvigionamento di gas più diversificato d’Europa”, come osservato dall’ENI nel suo recente report Nuovi scenari di sicurezza energetica.
“Il 2013 – fa comunque notare l’ENI – è stato caratterizzato da una netta contrazione dei consumi di gas naturale sul mercato italiano”. Performance in linea con quelle degli ultimi anni. Secondo i dati pre-consuntivi del ministero dello Sviluppo economico, nel corso del 2013 la domanda interna di gas naturale è diminuita del 20% (16 miliardi di metri cubi) rispetto all’apice registrato nel 2005 e tornando ai livelli del 2002.
Nel corso del 2013, le società consolidate dell’ENI hanno importato gas naturale per 78,52 miliardi di metri cubi (-0,8% rispetto al 2012). Le maggiori importazioni da Russia (+9,75 miliardi di m3) e Paesi Bassi (+1,09 miliardi m3) hanno compensato infatti la riduzione degli approvvigionamenti garantiti da Algeria (-5,14 miliardi di m3), Norvegia (-2,97 miliardi di m3) e Libia (-0,77 miliardi di metri di m3).
Complessivamente l’Europa appare meno indipendente dell’Italia: le principali linee a gas di approvvigionamento provengono infatti dalla Russia, capace di esportare circa 200 miliardi di m3/anno. Poco meno della metà dei consumi continentali complessivi (462 miliardi di metri cubi) e una quantità di gran lunga superiore a quella importata attraverso quattro gasdotti provenienti dal Nord Africa. Come il Greenstream dalla Libia (Paese caratterizzato da forti tensioni interne) e al Transmed dall’Algeria. L’Unione europea sembra quindi aver bisogno di diversificare le proprie fonti energetiche nonostante il consumo di gas sia inferiore rispetto al passato: -15% dal 2008.

(articolo pubblicato su Tgcom24 il 3 dicembre)

 

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