In crescita le multinazionali italiane all’estero
Nel 2012, la presenza delle multinazionali italiane all’estero si conferma rilevante e geograficamente diffusa: 21.830 controllate in 160 paesi impiegano oltre 1,7 milioni di addetti e fatturano 546 miliardi di euro.
Rispetto al 2011, il numero delle affiliate italiane all’estero risulta solo di poco aumentato (+148 unità), mentre si rileva un’espansione in termini di addetti (+3,3%), di fatturato (+7,1%) e, con l’esclusione delle attività finanziarie e assicurative, di fatturato al netto di acquisti in beni e servizi (+5,7%).
Nel biennio 2013-2014 si conferma la tendenza verso una crescente internazionalizzazione del sistema produttivo italiano, trainata dai principali gruppi multinazionali e più accentuata nei servizi (il 63,5% ha dichiarato di avere realizzato o programmato nuovi investimenti all’estero) che nell’industria (54,1%). È rilevante anche il ruolo dei gruppi multinazionali di medio-grande dimensione nell’attivazione di nuovi investimenti (27,0% nell’industria e 24,7% nei servizi).
Nel 2012 le multinazionali italiane, al netto dei servizi finanziari, realizzano all’estero un fatturato pari al 14,8% di quello complessivamente prodotto dalle imprese residenti in Italia, quota che sale al 18,1% al netto degli acquisti di beni e servizi.
I settori più internazionalizzati sono l’estrazione di minerali da cave e miniere, la fabbricazione di autoveicoli, la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e la fornitura di energia elettrica e gas.
Le affiliate italiane all’estero destinano circa un quarto del loro fatturato alle vendite su mercati diversi dal paese di localizzazione.
E’ considerevole la quota di fatturato esportato verso l’Italia da parte delle controllate italiane all’estero attive nei settori tradizionali del Made in Italy: industrie tessili e confezione di articoli di abbigliamento (51,2%), fabbricazione di articoli in pelle (42,2%) e fabbricazione di mobili e altre industrie manifatturiere (24,9%).
In termini di addetti, gli Stati Uniti sono il principale paese di localizzazione sia delle attività industriali (quasi 124 mila) sia dei servizi (quasi 102 mila).
Le imprese a controllo italiano sostengono in Cina, India e Romania un costo del lavoro molto contenuto, pari a meno di un quinto di quello medio italiano, ma in crescita rispetto al 2011.
Nel periodo 2013-2014, sia nell’industria sia nei servizi la principale motivazione per realizzare nuovi investimenti all’estero è l’accesso a nuovi mercati. La riduzione del costo del lavoro è al terzo posto nell’industria, preceduta dall’aumento della qualità e sviluppo di nuovi prodotti.
L’obiettivo primario dei nuovi investimenti è la produzione all’estero di merci e servizi, ma anche la distribuzione e logistica e il marketing, vendite e servizi post vendita hanno un ruolo importante nelle scelte delle multinazionali sia nell’industria sia nei servizi.
(fonte: Istat)