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Come va il mercato dei droni

Cresce l’attenzione dell’Italia nei confronti dei velivoli senza conducente: sono 70 le aziende produttrici e per Natale si attende un aumento degli acquisti
di Matteo Buttaroni

multirotorSaranno 12,5 milioni gli italiani che per Natale opteranno per un regalo hi-tech, il 26% della popolazione totale: in lieve calo rispetto allo scorso anno, quando il dato si presentò al 27%. Quello che però potrebbe segnare un cambiamento rispetto allo scorso Natale è l’avvento dei droni, che potrebbero spostare l’attenzione, almeno in parte, dai soliti device come smartphone e tablet.
Viene già chiamata “The Uav Age”, l’era dei velivoli senza pilota, e il Natale alle porte potrebbe contribuire ad accelerarne l’avvio. Nonostante le numerose polemiche legate alla sicurezza e alla privacy i droni si stanno ritagliando una fetta di mercato tecnologico sempre più consistente e l’idea di regalarlo il 25 dicembre, per motivi ludici o professionali, sta balenando nella testa di molti.
I prezzi non sono così esorbitanti come si potrebbe pensare: un modello base, equipaggiato comunque di fotocamera, è possibile trovarlo anche intorno ai 50 euro. Ovviamente più si chiede dal dispositivo, più viene chiesto al portafogli. Tanto per citarne uno: il Phantom 2, un drone non al top ma che comunque vanta pochissimi rivali, completamente accessoriato, viaggia intorno ai 1.500 euro.
Se è vero che ad oggi il mercato dei droni è controllato quasi completamente dagli Stati Uniti è anche vero che l’Europa sta comunque tentando di seguire la scia e l’Italia prova a dare il suo contributo.
Il mercato oltreoceano fa però passi da gigante e seguirlo non sarà facile. Nel 2004 i droni al servizio della difesa statunitense erano circa una cinquantina, oggi il numero si aggira intorno ai settemila esemplari. In totale il numero di droni (civili e non) che, nel giro di tre anni, voleranno nei cieli americani sarà di circa 30 mila. Nel 2012, secondo Asd Reports, i droni hanno generato un giro d’affari di sette miliardi di dollari. Cifra destinata a salire a 130 miliardi di dollari entro la fine del 2021.
Uno studio dell’Unione europea spiega che nel nostro continente sono almeno 700 le fabbriche di droni e in quasi la totalità dei casi, l’80% per essere precisi, si tratta di piccole o medie imprese. In Francia invece, le imprese coinvolte nel settore dei droni (quindi quelle che sviluppano i software, i sensori e il resto della componentistica) sono circa 720 e danno lavoro a circa duemila persone.
In Italia le aziende produttrici di droni sono 70 mentre sono 350 le piccole e medie imprese che ne usano almeno uno per un utilizzo che spazia dalle riprese cinematografiche al monitoraggio dei terreni agricoli, fini ad arrivare alla sicurezza delle grandi infrastrutture.
Stando ai dati raccolti dall’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) e portati sul palco della conferenza L’Italia dei Droni quello che sta crescendo a dismisura è il numero delle scuole per piloti che, a sette mesi dall’entrata in vigore del regolamento, cercano l’autorizzazione per operare legalmente. Ovviamente non bisogna aspettarsi numeri enormi, ma il fatto che siano 46 le attività già regolamentate e oltre 80 quelle in attesa di autorizzazione, vuol dire che qualcosa si sta muovendo in questo nuovo settore tecnologico.
Stando ad un’indagine condotta nel corso della fiera DronItaly il 75,4% delle aziende produttrici ha meno di quattro anni e nel 52,1% dei casi conta meno di 5 addetti, mentre nel 30% più di 10. Il 90% degli imprenditori del settore è convinto che il fatturato crescerà nel corso del 2015, contro il 4,2% che mostra un po’ di scetticismo.
Gran parte degli imprenditori ha intenzione, per il 2015, di investire nell’Organizzazione commerciale (nel 70,8% dei casi), nella Formazione del personale (nel 50% dei casi) e negli eventi (ancora nel 50% dei casi). Per quanto riguarda la componentistica il 62,5% investirà nei sensori, il 54,2% nell’elettronica e nei software di volo e il 41,7% nei software di elaborazione dati. Quote inferiori si registrano invece per gli investimenti nel comparto dell’alimentazione e delle batterie (20,8%), in quello del design (29,2%), e nei radiocomandi (4,2%).

(articolo pubblicato su Tgcom24 il 19 dicembre 2014)

 

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