In Italia buona la formazione, ma scarsa l’attrattività
A novembre la percentuale di disoccupati tra i 15 ed i 24 anni sul totale della popolazione di pari età è stata del 12,2% (il tasso di disoccupazione giovanile si è invece attestato al 43,9%). Tuttavia non è colpa esclusiva della congiuntura economica, ma della differenza tra le competenze offerte dal mondo dell’istruzione e quelle richieste dai datori di lavoro.
Secondo Adecco, che insieme a Insead e HLCI ha redatto il Global Talent Competitiveness Index, la percentuale di giovani senza lavoro, penalizzati dalla scarsa “comunicazione” tra mondo della formazione e imprese, si aggirerebbe intorno al 19%. L’analisi, che classifica 93 Paesi in base alla capacità di formare, attrarre e mantenere tra i propri confini i propri talenti, descrive il nostro Paese come un ottimo incubatore, incapace però di attrarre e mantenere i talenti a causa, da un lato, delle incompatibilità tra formazione e finalità e dall’altro, a causa della situazione economica che l’Italia sta attraversando.
Nel ranking, presentato al World Economic Forum di Davos, l’Italia si piazza 36esima. In particolare a penalizzare il nostro Paese sono le voci legate al rapporto tra compenso e produttività (per il quale occupiamo il 91esimo posto) e per gli effetti della tassazione sul lavoro (al 92 esimo posto). Male anche per quanto riguarda la valorizzazione dei talenti, 55esimo posto, e l’attrattività, 58esimo.
I punti di forza italiani sono invece le competenze “vocazionali” (la produttività, le abilità – le cosiddette skills – e le qualifiche di alto livello), grazie alle quali raggiunge il 14 esimo posto.
Dall’indagine è emerso che il Paese che più punta sui giovani talenti (appunto formandoli, facendoli crescere, attraendoli e tenendoli per favorire la propria competitività) è la Svizzera. Al secondo posto c’è Singapore, seguito da Lussemburgo, Stati Uniti, Canada, Svezia, Regno Unito, Danimarca, Australia e infine, in fondo alla top ten, l’Irlanda.
I Paesi presi in considerazione dall’indagine rappresentano oltre il 96% del Prodotto interno lordo mondiale e oltre l’83% della popolazione totale. La Svizzera è in cima alla graduatoria per capacità di investire su idoneità al lavoro e formazione professionale (la capacità dunque di formare giovani adatti alla domanda del lavoro). Determinante in questo senso è l’apprendistato, che in Svizzera coinvolge il 70% degli studenti sopra i 15 anni. Singapore, secondo in classifica, è invece il Paese che attrae più talenti, mentre Lussemburgo è quello considerato più aperto sia dal punto di vista commerciale sia dal punto di vista professionale.
(articolo pubblicato il 22 gennaio 2015 su Tgcom24)