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Il lavoro e la fiducia dei consumatori

di Fabio Germani

consumi_crisi_economicaI consumi sono favoriti (anche) dalla buona tenuta del mercato del lavoro. Una frase che sembra ovvia, ma che allo stesso tempo descrive forse meglio di altre le scelte delle famiglie particolarmente attente nella gestione oculata delle finanze. Per dirla altrimenti: la sicurezza di uno stipendio favorisce i consumi, dunque il clima di fiducia influenza, e non poco, l’andamento di determinati indicatori economici.
Negli anni della crisi il tema lavoro è stato percepito come “prioritario” dall’opinione pubblica, soprattutto per via del tasso di disoccupazione cresciuto di diversi punti (dal 6,1% del 2007 al 10,7% del 2012, fino al valore record di novembre 2014). Già nel Rapporto Italia 2013 dell’Eurispes si notava un disagio diffuso, certificato dai sette intervistati su dieci (il 74,2%) che si diceva disposto ad accettare qualsiasi impiego venisse offerto.
L’incertezza economica, legata alla sicurezza del posto di lavoro, spinge perciò verso il basso i consumi. Il trend si è osservato in special modo verso la fine del 2014, quando l’Istat registrò nel terzo trimestre l’aumento dell’1,8% del reddito disponibile delle famiglie consumatrici rispetto al trimestre precedente e dell’1,4% rispetto allo stesso periodo del 2013. Tenendo poi conto dell’andamento dei prezzi – il tasso d’inflazione medio nel 2014 è stato dello 0,2% –, il potere di acquisto (la differenza tra il reddito da lavoro e il prezzo dei beni o servizi acquistati) cresceva nel medesimo arco temporale dell’1,9% rispetto al trimestre precedente e dell’1,5% sull’anno.
Ma contestualmente è aumentata anche la propensione al risparmio, il che spiega perché in quel momento gli 80 euro in più in busta paga (il bonus Irpef destinato a chi percepisce un reddito fino a 26 mila euro) non si siano tradotti in consumi. Piuttosto l’accantonamento di somme più o meno consistenti rappresenta per le famiglie, in una fase di incertezza, un salvagente necessario per fronteggiare qualsiasi tipo di imprevisto (malattia, perdita del lavoro…).
Sebbene in questo primo scorcio di 2015 si è evidenziata una lieve risalita dei consumi (troppo presto, ancora, per parlare di ripresa), le recenti rilevazioni Nielsen indicavano nell’ultimo trimestre dello scorso anno il lavoro quale preoccupazione maggiore in vista dei successivi sei mesi (così rispondeva il 23% riguardo la “sicurezza del lavoro”). E a tale proposito l’87% rispondeva che non è il “momento per effettuare degli acquisti” anche in virtù di una percentuale pressoché simile (il 90%) secondo cui le prospettive per il mercato del lavoro nei seguenti dodici mesi sono “non buone” se non addirittura “pessime”.
Al contrario, in Gran Bretagna e in Germania, si osservava nella medesima indagine, tale percezione è minore e il timore di non poter contare su uno stipendio sicuro è molto più contenuto. In Germania in particolare, stando alle aspettative del ministero dell’Economia tedesco, la spesa delle famiglie nel corso del 2015 dovrebbe crescere dell’1,6% in virtù di un’eccellente tenuta del mercato del lavoro. Anche l’introduzione del salario minimo dovrebbe produrre, in questo senso, un impatto positivo.

(articolo pubblicato il 16 febbraio 2015 su Tgcom24)

 

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