La crisi e il lavoro a metà
La crisi economica ha trascinato con sé effetti negativi tanto sul mercato del lavoro quanto sulla spesa delle famiglie. Mentre si attende la ripresa (gli indicatori economici, soprattutto l’indice di fiducia delle imprese e delle famiglie, fanno sperare in un cambio di rotta per il 2015), l’immagine che la crisi intanto restituisce è quella di un paese in difficoltà, soprattutto sul fronte occupazionale nonostante gli ultimi dati, di certo più positivi rispetto ai mesi precedenti.
Dal 2008 gli occupati sono un milione in meno, ma ancor di più si è evidenziato un calo delle ore lavorate – causa, a sua volta, di un cambiamento nella tipologia di impiego dei lavoratori, con inevitabili conseguenze su salari e potere d’acquisto. Sono 4,3 miliardi le ore lavorate in meno dal 2008, con una diminuzione delle persone occupate a tempo pieno a fronte dell’aumento degli occupati a tempo parziale (indagine Tecnè per Tgcom24). Il trend negativo ha caratterizzato tutti i settori di attività economica, in particolare quello delle costruzioni che dal 2011 assiste ad un crollo vertiginoso. Nel 2014 l’industria ha registrato una lieve risalita, su livelli stabili (sia gli occupati che le ore lavorate) il settore dei servizi. In calo costante fino al 2013 il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca.
La crisi ha così costretto le famiglie, a seconda dell’ampiezza, a ridurre la spesa sulle varie voci del vivere quotidiano. La spesa, ad esempio, è diminuita alla voce “mangiare” del 3% (variazione percentuale rispetto al 2005) nel caso di una persona, del 14% nel caso di tre persone, del 19% nel caso di cinque persone. Il capitolo di spesa che ha subito la maggiore flessione è quello legato all’abbigliamento (-24% nel caso di una persona; -38% nel caso di tre persone; -44% nel caso di cinque persone). Al contrario è l’abitazione la voce che ha registrato la minore contrazione (-11% nel caso di un nucleo di tre presone e stessa variazione percentuale nel caso di una famiglia di cinque persone).
Sfoglia l’indagine Tecnè/Tgcom24