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Le professioni negli anni della crisi

di Matteo Buttaroni

professioniCon la crisi economica anche quelle professioni considerate sicure e di prestigio hanno visto venire meno alcune certezze. Categorie di lavoratori che, oltre a fare i conti con una crisi occupazionale, hanno riportato forti cali nei redditi, in alcuni casi con punte anche superiori al 20%.
Tra il 2008 e il 2013 il reddito medio dei professionisti è passato da 35 mila euro l’anno a 27 mila euro. Se i medici sono tra i professionisti che hanno avvertito meno la crisi, gli psicologi sono tra quelli più penalizzati: ad oggi un giovane psicologo su tre è disoccupato e il reddito medio di questa categoria si aggira intorno ai 650 euro al mese.
Piuttosto marcate anche le riduzioni riportate da notai, architetti e ingegneri. Solo quest’ultima, che risulta essere una delle categorie di lavoratori più richieste dal mercato (ogni mille nuovi assunti 46 sono ingegneri, contro i 36 del 2010), ha visto scendere il proprio reddito annuo di oltre venti punti percentuali tra il 2008 e oggi. Nonostante ogni 100 laureati assunti 29 siano ingegneri, il tasso di disoccupazione della categoria è salito al 6% negli ultimi anni, da poco sopra il 2% di qualche tempo fa
Mentre il 27% degli architetti fa i conti con un reddito al di sotto della soglia di povertà, nel 2012 oltre 20 mila avvocati hanno fatturato zero, risultando quindi del tutto improduttivi. Il fatto che ingegneri e architetti siano i professionisti che, con un calo pari al 26% del reddito, hanno perso di più durante la crisi si lega, di fatto, alle difficoltà del settore dell’edilizia e del mercato immobiliare.
Il mercato del lavoro, ancora meno inclusivo negli anni della crisi, è risultato di difficile accesso per i laureati in generale. Tra il 2008 e il 2013 è praticamente raddoppiato il tasso di disoccupazione tra i laureati (dati AlmaLaurea): ad un anno dal conseguimento della laurea di primo livello è passato dall’11,2% del 2008 al 26,5% (dal 10,8% al 22,9% per i magistrali e da 8,6% a 24,4% per i magistrali a ciclo unico). Al contrario è scesa la percentuale di neo-laureati che hanno sottoscritto un contratto a tempo indeterminato: si è passati dal 41,8% del 2008 per i laureati di primo livello al 26,9% del 2013 e dal 33,9% al 25,7% per i laureati magistrali.
Inoltre, sempre ad un anno dal conseguimento della laura di primo livello, le retribuzioni nette ammontavano in media, nel 2008, a 1.299 euro per scendere a 1.003 nel 2013. Per le magistrali si è passati invece da 1.290 euro a 1.038 mentre per le magistrali a ciclo unico da 1.239 si è scesi addirittura a 970 euro.
Nel 2014, almeno per quanto riguarda i laureati in ingegneria, le imprese sembrano aver interrotto il calo di assunzioni registrato nel 2012 e nel 2013. Secondo il Rapporto Ingegneri al Lavoro. Crescita, Innovazione, nuove tutele del Consiglio nazionale degli Ingegneri, le domande di nuove assunzioni da parte delle imprese sono state 17.850: il 9% in più rispetto al 2013. Il dato si presenta comunque in forte calo rispetto alle 20 mila domande dei livelli pre-crisi.

(articolo pubblicato il 5 marzo 2015 su Tgcom24)

 

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