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I pro e i contro del salario minimo

L'Italia è pronta ad introdurre una paga minima per chi è senza contratto. Per la Commissione europea, salari minimi di livello adeguato possono ridurre l’aumento della povertà lavorativa
di Mirko Spadoni

ImpreseL’Italia è pronta ad introdurre il salario minimo garantito. I dettagli non sono ancora chiari e dovranno essere definiti in uno dei prossimi decreti attuativi del Jobs Act, la riforma del lavoro. Il nostro Paese sembra però sul punto di seguire l’esempio della maggior parte dei partner europei, dove il salario minimo è stato già adottato.
Come anticipato, i dettagli dovranno essere stabiliti prossimamente. Al momento si ipotizza un salario minimo orario che oscilla tra i 7 e i 6,5 euro. Soldi su cui non si dovrebbero pagare i contributi Inps e Inail, eccezion fatta nel caso in cui si superi la soglia degli 8 mila euro annui. Ne beneficeranno i lavoratori che non sono già regolamentati da un contratto nazionale.
Introducendo il salario minimo, che non va assolutamente confuso con il reddito di cittadinanza (riconosciuto potenzialmente a tutti i cittadini) o il reddito minimo garantito (assegnato a chi rispetta determinati requisiti stabiliti dalla legge), l’Italia si appresta così a seguire l’esempio di buona parte dei partner europei: il nostro è uno dei pochi Paesi, insieme a Finlandia, Svezia, Austria, Cipro e Danimarca, ad non averlo ancora adottato.
Secondo i più recenti dati Eurostat, relativi a gennaio 2015, il salario minimo mensile nell’Ue variava dai 184 euro della Bulgaria ai 1.923 del Lussemburgo, uno dei dieci Paesi insieme al Regno Unito (1.379 euro), Francia (1.458), Irlanda (1.426), Germania (1.473), Belgio e Olanda (1.502) dove il salario minimo supera la soglia dei mille euro.
Il salario minimo potrebbe migliorare le condizioni di quei lavoratori (dipendenti e autonomi) che, pur avendo un’occupazione, hanno un basso livello di reddito: i cosiddetti working poor, che rappresentano una porzione consistente dei lavoratori autonomi in Italia. Una volta stabilita una soglia povertà sulla remunerazione oraria per i lavoratori autonomi (4,8 euro), il Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro (Cnel) ha quantificato che tra questi i woorking poor nel nostro Paese sono 756 mila.
Del resto, in un documento presentato qualche tempo fa, la Commissione europea si diceva sicura che, oltre a garantire la qualità e la dignità dei posti di lavoro, stabilire salari minimi di livello adeguato può contribuire ad evitare l’aumento della povertà lavorativa. Ma una paga minima può avere effetti positivi anche sui consumi, aumentando il potere d’acquisto dei lavoratori.
Ad esempio in Germania, secondo le previsioni del ministero dell’Economia, la spesa delle famiglie dovrebbe crescere dell’1,6% nel corso del 2015, grazie ad un’eccellente tenuta del mercato del lavoro. Ma anche l’introduzione del salario minimo (tra i nostri partner europei, il Paese tedesco è stato l’ultimo in ordine cronologico ad averlo adottato) dovrebbe avere un impatto positivo.
Tuttavia il salario minimo può avere effetti controproducenti, avvertono alcuni economisti. Secondo quest’ultimi, infatti, una sua eventuale introduzione deve essere valutata con attenzione. Adottare un salario minimo pari al 60% del salario “mediano” – ovvero quello riconosciuto ai lavoratori che si trovano al centro della distribuzione dei salari – può avere effetti negativi sull’occupazione. Un salario minimo inferiore al 60% di quello mediano garantisce una corretta redistribuzione del reddito, spiegano. Negli Stati Uniti, dove un lavoratore non può percepire meno di 1.035 euro al mese, il salario minimo è così al 38% di quello mediano. Nei principali Paesi dell’Ue, invece, si attesta al di sotto del 50%.

(Articolo pubblicato il 12 marzo 2015 su TGCOM24)

 

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