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Dal quantitative easing all’economia reale

mario_draghiPer molti italiani, rilevazioni alla mano, il quantitative easing (QE) è un concetto ancora poco chiaro. Alcuni non conoscono nemmeno il significato, eppure il programma di acquisto di titoli di Stato che la Bce ha annunciato il 22 gennaio è già alla seconda settimana dall’avvio.
La Banca centrale europea sta agendo sulla spinta di alcune esigenze. La prima è contrastare la deflazione, ovvero la diminuzione del livello generale dei prezzi a causa della debolezza della domanda di beni e servizi che si traduce in ripercussioni negative sull’economia, in particolare produzione e occupazione. Prerogativa dell’istituto di Francoforte, infatti, è mantenere il livello dell’inflazione prossimo al 2%.
La seconda è stimolare l’economia dell’Eurozona, in fase stagnante da molto tempo. L’iniezione di liquidità – il programma di acquisto di titoli pubblici e privati dell’Eurosistema (costituito dalla Bce e dalle banche centrali nazionali degli Stati membri che adottano la moneta unica) – avanzerà a un ritmo di 60 miliardi di euro al mese fino a settembre 2016, ma anche oltre qualora l’inflazione non sarà tornata su livelli stabili.
In che modo stimolare l’economia? L’effetto più immediato è il deprezzamento dell’euro e un costo del denaro più basso è favorevole a chi vuole acquistare casa o rinegoziare un mutuo in essere. Inoltre, la maggiore liquidità a disposizione delle banche, dovrebbe incentivare i prestiti alle imprese, quindi sostenere la ripresa tramite gli investimenti, e scongiurare la stretta del credito, tra i “mali” della crisi economica. Infine, tale scenario, dovrebbe agevolare le imprese che esportano, incrementando così la competitività dell’Eurozona.
Decretare ora un sicuro successo dell’operazione è tuttavia prematuro. Negli Stati Uniti ha funzionato, ma oltre alla politica monetaria espansiva della Fed negli Usa sono stati avviati ambiziosi piani di investimento mentre l’Europa intraprendeva la strada dell’austerità. Non a caso il presidente della Bce, Mario Draghi, ha più volte richiesto collaborazione ai governi nazionali nel percorso delle riforme strutturali.
Un primo risultato, intanto, è stato il calo dello spread (vale a dire il differenziale tra i Btp decennali e i Bund tedeschi di pari scadenza) sotto i 90 punti, cioè ai livelli del 2008. Nel gennaio 2015 il Consiglio direttivo della Bce ha ritenuto insufficienti le misure espansive adottate tra giugno e settembre 2014. Spiega la Banca d’Italia: “Benché queste abbiano contribuito a ridurre significativamente i costi di indebitamento del settore privato, e in particolare i tassi attivi praticati dalle banche alle imprese, l’ammontare complessivo di liquidità immessa nel circuito economico è stato inferiore alle attese iniziali e non ha dato luogo a una sufficiente espansione della dimensione del bilancio dell’Eurosistema”.
Di qui l’esigenza di spingersi oltre. Ma come precisa Bankitalia nella sua nota di approfondimento, “un programma di acquisti diretti di titoli è efficace se si rivolge ad attività finanziarie disponibili in quantità tali da assicurare un’adeguata espansione del bilancio della banca centrale e i cui rendimenti siano in grado di influenzare le condizioni dell’economia reale”.
In sostanza gli acquisti di titoli, pubblici e privati, possono influenzare l’attività economica e l’inflazione attraverso diversi canali. Del “canale del tasso di cambio” che innalza l’inflazione e che dà un ulteriore stimolo all’economia si è già detto. Ciò che interessa ora è capire l’uso della liquidità aggiuntiva.
Gli investitori potranno utilizzarla “per riequilibrare il loro portafoglio verso altre attività finanziarie più redditizie”, trasferendo perciò tale impulso verso altri strumenti di finanziamento del settore privato (“canale del riaggiustamento di portafoglio”). In questo modo l’incremento del valore della ricchezza delle famiglie indotto dall’aumento dei prezzi delle attività finanziarie potrà essere tradotta in consumi, che perciò torneranno a crescere rilanciando la domanda interna (“canale della ricchezza”).
Tutto ciò, infine, contribuirà ad aumentare il clima di fiducia (“canale della fiducia”), effetto in parte osservato già all’indomani dell’annuncio della Bce, incentivando famiglie e imprese verso consumi e investimenti, oltre che sostenere le aspettative di inflazione (“canale delle aspettative di inflazione”).

(articolo pubblicato il 16 marzo 2015 su Tgcom24)

 

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