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La crisi e i comportamenti di imprese e famiglie

pmi_crisi economicaAncora nel 2014 gli italiani (di 14 anni e oltre) che si sono dichiarati per niente o poco soddisfatti della propria situazione economica rappresentavano il 54,6% del campione, come rilevato dall’Istat nel Rapporto Noi Italia 2015. In verità dal 2011 la quota degli insoddisfatti rappresenta la maggioranza della popolazione.
Anche il clima di fiducia delle imprese è stato molto condizionato, al ribasso fatta eccezione per l’ultimo periodo, dalle difficoltà congiunturali. Tuttavia, proprio l’anno scorso, i prestiti a medio termine alle aziende sono aumentati di 4,7 miliardi di euro passando da 121,4 miliardi di dicembre 2013 a 126,1 miliardi di dicembre 2014, pur restando il quadro del credito alle imprese negativo. E tra gli effetti, sperati, del QE c’è proprio quello di invertire la rotta a favore di imprese e famiglie.
Alle famiglie, in effetti, è andata peggio: nel 2014 le banche hanno tagliato 5,5 miliardi (-0,92%) di prestiti, in calo da 602,1 miliardi a 596,6 miliardi. Come emerge da un’indagine di Unimpresa, nel complesso i finanziamenti al settore privato sono calati di 11,09 miliardi (-0,78%) da 1.416 miliardi a 1.405 miliardi. Tra le voci in diminuzione anche il credito al consumo (calo di 1,5 miliard) e i prestiti personali (di 1,7 miliardi).
Non solo gli ostacoli oggettivi, insomma. La crisi economica, come si è osservato in altre occasioni, ha condizionato i comportamenti delle famiglie, causando di fatto una contrazione dei consumi che a sua volta ha provocato, nel tempo, una spirale negativa per l’economia dell’Italia e dell’Eurozona in generale.
Secondo una più recente analisi del Centro Studi di Unimpresa la spesa delle famiglie italiane è diminuita anche perché la tendenza è accantonare risorse. In un anno, per rendere l’idea, le famiglie lasciano 30 miliardi di euro, quindi per un accantonamento di circa 2,5 miliardi al mese. L’ammontare delle riserve è cresciuto nei 12 mesi da 861 a 891 miliardi, più del 3%.
Anche le aziende e le imprese familiari seguono il trend. In questi casi la crescita è pari rispettivamente a 13 miliardi di euro, da 190 a 203 miliardi, e due miliardi, da 43 a 45. Dunque da gennaio 2014 a gennaio 2015 le riserve bancarie, nell’insieme, sono aumentate fino a 78,1 miliardi (+5,36%), per una mancata spesa o mancati investimenti di circa 6,5 miliardi di euro al mese.
Dunque accantonare somme più o meno consistenti è stato, negli anni della crisi, un salvagente ritenuto necessario per fronteggiare qualsiasi tipo di imprevisto. Dalla malattia alla perdita del posto di lavoro, ma anche il timore di bollette troppo alte o l’introduzione di nuove tasse, hanno spinto le famiglie a gestire in maniera più oculata le risorse a disposizione.

(articolo pubblicato il 20 marzo 2015 su Tgcom24)

 

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