I ritardi e i costi del trasporto pubblico italiano
I ritardi del trasporto pubblico italiano urbano ed extra-urbano non sono irrecuperabili. Colmare il divario che ci divide dal resto dei Paesi europei, dove le reti metropolitane, tranviarie e il parco mezzi su gomma risultano più efficienti, sarebbe anzi possibile. Tuttavia per riuscirci l’Italia dovrebbe investire 40 miliardi di euro, sostiene uno studio condotto a livello mondiale dalla società di consulenza AlixPartners. Venti miliardi dovrebbero essere destinati agli investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture, 9,5 miliardi per l’adeguamento del parco mezzi – la cui età media è superiore a quella del resto d’Europa (11,6 anni contro 7 anni) – e 10 per rendere più sostenibile la mobilità urbana. Come? Attraverso, ad esempio, il sostegno pubblico per il rinnovo del parco con veicoli elettrici e reti di ricarica, lo sviluppo di car-bike sharing e car pooling.
I vantaggi sono evidenti. Un trasporto pubblico più efficiente potrebbe ridurre il numero di veicoli privati in circolazione nelle grandi città italiane: secondo l’Automobil Club d’Italia (Aci), nelle metropoli italiane il 59,4% degli spostamenti è effettuato con l’automobile contro il 40% di Londra, ad esempio.
Questo consentirebbe di ridurre il traffico, abbattendone i costi dovuti al tempo perso ‘rimanendo in coda’: stando ad un’elaborazione della Fondazione Caracciolo per l’Aci, nelle sei città italiane più trafficate (Palermo, Roma, Milano, Napoli, Genova e Torino) la congestione costa al nostro Paese oltre 5 miliardi di euro l’anno. Solo nella Capitale, tanto per fare un esempio, i costi dovuti al traffico toccano i 2,3 miliardi di euro, per una media di 1.005,91 euro per ogni automobilista e 722,75 euro per ogni utente del trasporto pubblico.
L’elevata età media del parco mezzi e le infrastrutture non rappresentano l’unico neo. Anzi. In Italia il grado di copertura dei costi con i ricavi è del 30,7% contro l’84,2% della Gran Bretagna e il 60,5% della Germania, osserva l’Aci.
Un trend che sarebbe opportuno invertire quanto prima. Per fare cosa? Innanzitutto recuperare parte dei fondi necessari per sostenere le spese del settore del trasporto pubblico italiano, quantificato dall’AlixPartners in circa 6,4 miliardi di euro l’anno, e per poi rendere più efficiente un servizio che, come ricordato di recente da Confartigianato, non soddisfa gli italiani: il nostro Paese occupa la 25esima posizione in Europa per gradimento dei cittadini per il trasporto pubblico.
(articolo pubblicato il 31 marzo 2015 su Tgcom24)