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Eurozona: crescono fiducia e attività manifatturiera

produzione_industrialeA marzo l’indice Pmi Markit (utilizzato per monitorare l’andamento del settore manifatturiero) ha segnato per l’Italia 53,3 punti dopo i 51,9 di febbraio, come a confermare quei segnali positivi che, nonostante alcuni indicatori discordanti, sembrano assegnare al primo trimestre una ripresa dell’attività economica.
Anche la lettura finale relativa all’indice Pmi dell’Eurozona fa ben sperare. Il dato si mostra in fase di espansione (quindi oltre la soglia dei 50 punti) ormai dal luglio del 2013 portandosi a marzo a 52,2 punti (contro i 51,9 stimati in precedenza) e mettendo a segno il valore più alto degli ultimi dieci mesi.
La conferma arriva anche da Bruxelles: le misure di politica economica messe in campo dalla Bce (il Quantitative Easing), il calo dei prezzi energetici e il deprezzamento dell’Euro hanno contribuito alla crescita della fiducia da parte di consumatori e imprese.
Stando all’indicatore utilizzato dalla Commissione europea, l’indice di fiducia è salito nell’area delle moneta unica di 1,6 punti, arrivando così a 103,9. Un dato che in Italia ha registrato la crescita più ampia dell’intera area: +2,4 punti a 106,1.
Il miglioramento del clima di fiducia dei consumi, sottolinea anche l’Istat nella nota mensile, “insieme alla lieve diminuzione del tasso di disoccupazione (11,3% in febbraio), appaiono coerenti con una moderata ripresa della spesa per consumi”, mentre il rafforzamento del clima di fiducia delle imprese è legato anche al “rialzo delle attese relative alla produzione e alle condizioni di domanda”. A gennaio la produzione industriale ha messo a segno un +1,2% annuo mentre le stime indicavano un +0,1%.
A marzo torna a crescere anche la fiducia dei consumatori statunitensi. Secondo quanto rilevato da Conference Board il dato si è attestato a 101,3 punti dopo i 98,8 di febbraio. Diversa la situazione se si guarda invece all’indice relativo alla fiducia sulla situazione presente, passato dai 112,1 punti dello scorso mese ai 109,1 di marzo. Sale, al contrario, quello sulle aspettative, portandosi a 96,0 dai 90 della scorsa rilevazione.
Segnali negativi arrivano dalle vendite al dettaglio, in calo dello 0,6% su base congiunturale, e dalla produzione industriale, che segna un ulteriore calo dello 0,2% dopo quelli registrati nei primi due mesi dell’anno. In calo anche le esportazioni: l’apprezzamento del dollaro ha fatto scendere le vendite di beni e servizi verso i mercati esteri del 2,9% a gennaio.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, negli Stati Uniti è salita di 295 mila unità l’occupazione non agricola, mentre è sceso ancora il tasso di disoccupazione che si è attestato al 5,5%.

(articolo pubblicato il 1 aprile 2015 su Tgcom24)

 

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