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Il lavoro negli anni della crisi

di Fabio Germani

professioniI più colpiti sono stati soprattutto artigiani e operai specializzati, ma in generale la crisi ha penalizzato molte professioni. Notai, architetti e ingegneri compresi. Poi ci sono i professionisti non ordinistici che, al contrario di altri, hanno conosciuto negli ultimi anni una rapida espansione oltre che buone prospettive lavorative.
Di questi ultimi si è interessata la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna): tra il 2009 e il 2013 il numero dei professionisti “non ordinistici”, lavoratori autonomi con partita Iva (operanti in via esclusiva o prevalente) iscritti alla gestione separata dell’Inps è cresciuto del 19,1% a fronte di un calo pari al 2,6% dell’occupazione complessiva.
Quella dei professionisti non ordinistici – per dirla diversamente, di quelle figure professionali che non sono organizzate in ordini o collegi – è un’area che comprende attività del terziario avanzato ad alto contenuto di innovazione e sempre più richieste dalle imprese. Quindi attività di consulenza, grafici, informatici, designer, pubblicitari, formatori, responsabili della sicurezza sui posti di lavoro, tributaristi, traduttori, interpreti. Ma anche cuochi o wedding planner.
Questo l’identikit della Cna: in media il professionista non ordinista ha 46 anni (la componente giovanile risulta pari al 41,7% del totale) e possiede un alto livello d’istruzione. Otto su dieci hanno conseguito titoli specifici per esercitare, anche se oltre la metà di questi titoli non sarebbero obbligatori, ma volti a elevare la competenza personale. Su dieci professionisti sei sono maschi.
Più del 63% – prosegue la Cna – svolge la propria attività in via prevalente, con un 14% di imprenditori e poco più del 20% dipendenti. Per quanto riguarda il reddito, più della metà dei professionisti non arriva a 20 mila euro l’anno lordi. A questo importo vanno però aggiunte alcune variabili. “Un terzo degli interpellati – spiega la Cna in riferimento alla propria indagine su un campione di circa tremila professionisti che esercitano 29 attività diverse – svolge altre attività, che integrano il reddito dichiarato prodotto dalla professione”. In relazione alla clientela, infine, un quarto dei professionisti può contare su un massimo di dieci clienti, più del 40 per cento non supera i 20 e solo il 22% ne ha oltre 100.
Tuttavia rimane da osservare che all’aumento del numero dei professionisti è corrisposta anche una diminuzione dei loro redditi. Nel lasso di tempo preso in considerazione (2009-2013), in termini aggregati, il reddito complessivamente generato dai professionisti non ordinistici è diminuito del 3,3% (-158,6 milioni di euro). Conseguentemente è diminuito il reddito pro-capite, pari a 19.503 euro nel 2009, è passato a 15.837 euro nel 2013.

(articolo pubblicato il 10 aprile 2015 su Tgcom24)

 

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