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Imprese e consumatori meno ottimisti

spesa_consumi_famiglieNegli Stati Uniti la fiducia dei consumatori è scesa questo mese a 95,2 punti, in calo rispetto al dato di marzo, a causa soprattutto del rallentamento del mercato del lavoro. Ad aprile, nell’Eurozona, l’indice si è attestato a -4,6 punti da -3,7 dello scorso mese. L’andamento altalenante dell’economia, dunque, sembra condizionare il clima di fiducia un po’ ovunque.
Anche le attuali aspettative degli italiani non sono delle più rosee. Non lo sono, almeno, stando alle ultime rilevazioni Istat. Il nostro paese, un tempo “bersaglio” delle agenzie di rating, è stato ora “promosso” da Fitch che prevede una crescita del Pil, seppur lieve (+0,6%) – per la Banca d’Italia le misure della Bce avranno un impatto fino a 1,4 punti di Pil nel biennio 2015-2016 – a conferma della fine della prolungata fase recessiva.
Ma intanto, sul fronte della ripresa, i consumatori italiani sono più cauti. Spiega infatti l’Istat che peggiorano i giudizi sull’attuale situazione economica del Paese (a -62 da -57) e anche le attese (a 10 da 22).
Non cambia molto se c’è da esprimersi sulla condizione economica delle famiglie. Il saldo tra giudizi positivi e negativi cala, in questo caso, a -48 da -45, mentre le prospettive passano a -10 da -6. In generale l’indice composito del clima di fiducia dei consumatori diminuisce ad aprile a 108,2 da 110,7 del mese precedente. E sono in diminuzione, per l’appunto, tutti gli indici delle componenti del clima di fiducia: quello economico, che passa a 134,4 da 144,1; quello personale, a 98,9 da 99,7; quello corrente, a 101,3 da 102,2 e quello futuro a 118,6 da 123,6.
Per quanto riguarda il mondo delle imprese, il clima varia a seconda del settore di attività economica. Ad esempio migliora l’indice nel manifatturiero (a 104,1 da 103,7) e nel commercio al dettaglio (a 105,9 da 103,0), mentre scende quello delle imprese di costruzione (a 113,3 da 116,0) e dei servizi di mercato (a 104,4 da 108,1).
Nelle imprese manifatturiere migliorano i giudizi sugli ordini (a -10 da -11 i saldi), ma le attese di produzione rimangono stabili (a 10); nelle costruzioni peggiorano sia i giudizi sugli ordini o piani di costruzione (a -38 da -36), sia le attese sull’occupazione (a -12 da -11), confermando il trend negativo che ha colpito il settore più di altri negli anni della crisi.
Nelle imprese dei servizi, infine, peggiorano le attese sugli ordini e sull’andamento generale dell’economia (saldi rispettivamente a 2 da 4 e a 8 da 17). Stabili, invece, i giudizi sul livello degli ordini. Nel commercio al dettaglio migliorano i giudizi sulle vendite correnti (a 3 da -5), mentre peggiorano le attese sulle vendite future (a 26 da 28).

(articolo pubblicato il 29 aprile 2015 su Tgcom24)

 

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