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I costi della giustizia italiana per le imprese

donne impreseIl ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha voluto porre l’accento sui costi della giustizia civile in Italia, giudicandoli “intollerabili”. Ma, al di là della spesa sostenuta per garantirne il funzionamento, una macchina giudiziaria realmente efficiente risulta determinante per lo sviluppo dell’economia di un Paese.
Un parere condiviso da molti: secondo la Banca Mondiale, ad esempio, una giustizia civile è efficace quando riesce a garantire procedimenti di durata ragionevole. Tempi lunghi di risoluzione delle controversie, spiega nel suo Doing Business, generano incertezza e infliggono costi elevati alle imprese, che in molti casi – una volta coinvolte in un procedimento giudiziario – devono aspettare parecchio prima di vederne la conclusione. Specialmente in Italia.
Stando ad una stima del Fondo monetario internazionale (Fmi), nel nostro Paese occorrono circa 1.200 giorni (3 anni e un mese, in pratica) per ottenere una decisione definitiva da parte di un giudice in una causa civile: tre volte di più rispetto a quanto accade in Paesi come la Germania, la Spagna e la Francia. Con costi ingenti: secondo un calcolo elaborato da Confartigianato, le (lunghe) attese nelle aule giudiziarie richiedono alle imprese italiane una spesa pari a 1.032 milioni di euro l’anno.
Riformare la giustizia civile è quindi una priorità per il nostro Paese, dove – nonostante i problemi fin qui evidenziati – la spesa pubblica sostenuta per consentire il funzionamento dei tribunali italiani è sostanzialmente in linea con quella europea: in Italia, infatti e stando i dati citati da Confartigianato, la spesa per la giustizia si attesta allo 0,3% del Prodotto interno lordo contro lo 0,4% del Pil registrato nella media dell’Ue.
Una volta attuata, si è detto convinto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, la riforma della giustizia avrà effetti positivi sul Prodotto interno lordo italiano: le stime del governo, contenute nel Documento di economia e finanza (Def), prevedono un impatto pari allo 0,1% del Pil entro il 2020, allo 0,2% del Pil entro il 2025 e allo 0,9% del Pil nel lungo periodo.

(articolo pubblicato il 4 maggio 2015 su Tgcom24)

 

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