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La ripresa c’è, ma resta il nodo lavoro

crisi_personeLa ripresa c’è. Lenta, graduale, ma c’è. Non mancano neppure le note stonate, ovviamente. La crescita è prevista tanto per l’Eurozona (+1,5% quest’anno) quanto per l’Italia (+0,6% nello stesso arco temporale), ma sul mercato del lavoro – soprattutto per quanto riguarda noi – restano ancora dubbi e ritardi. Le stime di Bruxelles, diffuse martedì mattina, rileggono al rialzo le precedenti previsioni sia per la zona euro sia per il nostro paese. Si tratta anche, aspetto da non trascurare, di un effetto combinato che deriva dal contesto internazionale favorevole. Secondo la Commissione europea, infatti, le economie che compongono l’area della moneta unica stanno beneficiando di diversi fattori, dai prezzi del petrolio relativamente bassi, dal deprezzamento dell’euro e dalle politiche monetarie espansive attraverso il programma Quantitative Easing adottato dalla Bce a partire dal mese di marzo.
La crescita globale, insomma, tiene, escluso qualche rallentamento rilevato di recente. Il “sentimento economico” dell’Eurozona era sceso ad aprile di 0,2 punti, a 103,7 punti a causa soprattutto del calo dell’indice di fiducia tra le imprese delle costruzioni – uno dei settori di attività economica più in sofferenza – e tra i consumatori.
Il problema (con un occhio di riguardo alle famiglie, in questo senso) è da ricercarsi ancora nel mercato del lavoro. Questo perché, sempre secondo l’esecutivo comunitario, in Italia il tasso di disoccupazione resterà sostanzialmente alto: tolti gli ultimi scoraggianti dati dell’Istat con la disoccupazione che è cresciuta di nuovo al 13%, il tasso dovrebbe consolidarsi al 12,4% nel biennio 2015-2016, comunque in calo rispetto alle precedenti stime (12,8% per il 2015 e 12,6% per il 2016).
Di contro si prevede anche un aumento dell’occupazione (+0,6% nel 2015, +0,8% nel 2016) oltre che un miglioramento della produttività (specialmente il prossimo anno). Tuttavia la risalita, trainata dall’export nel 2015 (+3,8%) e in maniera più consistente nel 2016 (+4,9%), dovrebbe presentare un impatto non abbastanza “forte” da rimettere in moto, in un breve lasso di tempo, meccanismi capaci di rilanciare – stabilmente – occupazione e domanda interna. Nonostante i miglioramenti, appunto.

(articolo pubblicato il 5 maggio 2015 su Tgcom24)

 

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