Il calcioscommesse in Italia (e non solo)
Dice il presidente del Consiglio, Matteo Renzi: “Negli ultimi anni c’è sempre uno scandalo” nel mondo del calcio “che ci lascia senza parole”. Ed ha ragione, purtroppo. Tante sono le inchieste su presunte partite truccate che recentemente si sono susseguite. L’ultima – in ordine cronologico, condotta dagli uomini del Servizio centrale operativo e della Squadra mobile di Catanzaro – coinvolge 33 squadre di Lega Pro e della Lega Nazionale Dilettanti. In tutto la gare a rischio combine sarebbero 28, sostengono gli inquirenti. La cui indagine, scrive La Stampa, “avrebbe accertato l’esistenza di due diverse associazioni criminali in grado di alterare i risultati degli incontri”. “All’estero – ha detto il premier Renzi, commentando le indagini ai microfoni dell’emittente radio Rtl – ci prendono in giro”.
Sarà anche vero, ma al di là delle Alpi non è tutto rose e fiori. In Gran Bretagna, secondo un sondaggio del magazine sportivo inglese Four Four Two, un calciatore professionista su tre (32%) ha ammesso l’esistenza di partite truccate; il 14%, invece, ha confessato di continuare a scommettere. Una scelta rischiosa, in realtà: la Football Association, la federazione calcistica inglese, vieta espressamente ai giocatori professionisti le scommesse. Nel 2012 il presidente del Fenerbahce, società di calcio turca, Aziz Yildirim è stato condannato a 6 anni e 3 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 600 mila euro circa. Il motivo? Secondo i giudici, Yildirim ha truccato diverse gare della Süper Lig – la Serie A turca, per intenderci – nel campionato 2010-2011. Tuttavia la pena (durissima) è stata sospesa: nel 2014 la Corte Speciale, istituita per l’occasione, è stata dichiarata illegittima e il processo verrà svolto nuovamente. Ma per imbattersi in partite truccate non è necessario allontanarsi fino alle rive del Bosforo. Anche alcuni esponenti del calcio francese sono finiti nell’occhio del ciclone. Incaricato di indagare su una partita di Ligue 2 – la Serie B transalpina – del 13 maggio 2014 (Caen-Nimes, finita con il risultato di 1 a 1), François Jaspart, ex direttore della polizia giudiziaria di Parigi, ha appurato un tentativo di combine riuscito tra le due squadre. Il proprietario del Nimes, Serge Kasparian, ha corrotto gli avversari con quattro casse di un vino che difficilmente potremmo definire pregiato: secondo gli inquirenti, infatti, il valore complessivo del dono ammonta a 40,80 euro (1,70 euro a bottiglia). Evidentemente abbastanza per convincere i calciatori del Caen a concordare il risultato. Del resto il pareggio faceva comodo ad entrambe le compagini, al Caen per conquistare la promozione in Ligue 1 e al Nimes per evitare la retrocessione. Pensavano di farla franca, forse. Ma “l’insieme degli elementi scientifici – si legge in un rapporto interno della Lega francese, diffuso dall’Equipe – dimostra una carenza volontaria significativa del livello di gioco delle due squadre, deducibile da una concertazione stabilita prima di scendere in campo, seguendo uno scenario prestabilito”. Il tutto per 40 euro circa.
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