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Istat: fiducia dei consumatori e delle imprese in calo a maggio

“L’indice composito del clima di fiducia dei consumatori, espresso in base 2010=100, diminuisce a maggio 2015 a 105,7 da 108,0 del mese precedente. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator), in base 2010=100, mostra una sostanziale stabilità (102,0, da 102,1 di aprile). Gli indici delle componenti del clima di fiducia dei consumatori diminuiscono: quello economico a 129,5 da 134,0, quello personale a 98,5 da 98,9, quello corrente a 101,0 da 101,3 e quello futuro a 114,4 da 118,3. I giudizi e le attese dei consumatori sull’attuale situazione economica del Paese peggiorano: i saldi passano rispettivamente a -65 da -62 e a 1 da 9. Il saldo dei giudizi sulla dinamica dei prezzi al consumo negli ultimi 12 mesi aumenta passando a -14 da -15, mentre, per le attese diminuisce a -15 da -13. Le aspettative sulla disoccupazione peggiorano (a 30 da 22 il relativo saldo). Riguardo le imprese, sale l’indice del clima di fiducia delle imprese dei servizi di mercato (a 104,9 da 104,5), mentre scendono quelli del settore manifatturiero (a 103,5 da 104,0), delle imprese di costruzione (a 111,8 da 113,3) e del commercio al dettaglio (a 104,3 da 105,9). Nelle imprese manifatturiere migliorano le attese di produzione (a 11 da 10, il saldo) ma peggiorano i giudizi sugli ordini (a -12 da -11); il saldo dei giudizi sulle scorte di magazzino rimane stabile (a 3). Nelle costruzioni migliorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -37 da -38) ma peggiorano le attese sull’occupazione (a -16 da -12). Nelle imprese dei servizi migliorano le sole le attese sugli ordini (a 6 da 3 il saldo) mentre scendono lievemente i giudizi ad essi relativi (a 1 da 2) e le attese sull’andamento generale dell’economia (a 7 da 8). Nel commercio al dettaglio peggiorano sia i giudizi sulle vendite correnti (a 2 da 3) sia le attese sulle vendite future (a 23 da 26); in accumulo sono giudicate le giacenze di magazzino (a 5 da 4)”. E’ quanto riporta Istat sul proprio sito.

 

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