L’occupazione dopo il ciclo di studi
La laurea è solo un pezzo di carta? Ovviamente no, ma condizioni lavorative avverse e stipendi non troppo elevati nonostante una migliore preparazione hanno spesso creato confusione. Con il rischio, talvolta, di rendere superfluo o poco appetibile agli occhi di tanti giovani un percorso di studi più approfondito.
Il tema è interessante, molto più alla luce degli ultimi dati Istat che evidenziano una lieve discesa del tasso di disoccupazione nel mese di aprile al 12,4%, -0,2 punti percentuali su marzo. La laurea – è quanto avviene in diversi paesi – spesso corrisponde al primo step necessario per trovare un’occupazione. Ciò è vero anche in Italia, sebbene in quantità ridotte.
Secondo il rapporto Ocse Education at a Glance di recente diffusione, nel nostro paese circa il 16% dei ragazzi che decidono di proseguire negli studi e ottenere la laurea resta disoccupato. E secondo un’altra indagine, stavolta di DataGiovani, in generale lo stipendio degli under 30 al primo impiego si attesta mediamente a 848 euro, anche se il “peso” della retribuzione dipende da molti fattori, oscillando tra gli 800 e i mille euro, a seconda del livello di studio, il settore in cui si è impiegati e le qualifiche professionali o le mansioni occupate.
Dunque non devono restare inosservate le considerazioni del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, al Festival dell’Economia. “Un laureato – ha spiegato Visco – guadagna quanto un diplomato e questo è un errore del mercato del lavoro italiano”. In soldoni, è il ragionamento, le aziende faticano “a misurare la qualità”, pagando poco e “svalutando”, pertanto, il capitale umano.
Ma laurearsi, è bene precisare, resta comunque un fattore determinante. I dati aiutano a capire meglio la portata del fenomeno. Stando all’ultimo rapporto AlmaLaurea, ad un anno dalla laurea trova lavoro il 66% dei laureati triennali e il 70% di quelli magistrali, mentre si registra un calo tra chi detiene una laurea a ciclo unico. Per quanto riguarda gli stipendi, ad un anno dal conseguimento della laurea, superano (non di molto) i mille euro. Dopo cinque anni crescono, intorno ai 1.300 euro.
Altra questione importante è l’occupazione femminile. La cancelliera tedesca Angela Merkel scrive alla vigilia del vertice G7 che “tutti i dati dimostrano che la povertà e la disuguaglianza calano quando aumenta il numero delle donne che partecipano attivamente alla vita economica”. Peccato, insiste, che al momento “solo il 50% di tutte le donne svolge un’attività lavorativa retribuita”.
Le differenze di genere nel mercato del lavoro sono ancora un ostacolo serio. Sempre dai dati AlmaLaurea emerge che le donne trovano maggiori difficoltà a trovare un impiego rispetto ai colleghi uomini, e anche sul fronte salariale la discrepanza è evidente. Allo stipendio di un uomo pari a 1.597 euro il corrispettivo alle donne è di 1.316 euro. E spesso va anche peggio di così.
(articolo pubblicato il 3 giugno su Tgcom24)