Confcommercio, Sangalli: “Ripresa timida, serve una scossa alla speranza”
All’assemblea Generale di Confcommercio a Milano il presidente Sangalli ha spiegato che “l’Italia e l’Europa hanno bisogno di segnali positivi, di una ‘scossa’ alla speranza come l’Expo, che rimette al centro del discorso italiano il turismo, la carta vincente dell’Italia”. E’ partito da questo concetto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nella sua relazione all’Assemblea generale della Confederazione che, non a caso, si è tenuta a Milano negli spazi dell’Esposizione Universale.
Scenario economico
Per Sangalli “siamo finalmente davanti ai primi segnali di ripresa, anche se timida” e in più in una situazione in cui “l’estero conta tanto, sia in negativo che in positivo”. Ma al di là delle statistiche “molte famiglie e imprese fanno ancora fatica a percepire la ripartenza dell’economia nella realtà quotidiana”.
Tasse e spesa pubblica
Per ridurre la spesa pubblica, che “non è solo troppo alta, ma anche mal distribuita”, serve “percorrere una strada a due corsie: quella di marcia è la lotta alle inefficienze, quella di sorpasso riguarda invece la ridefinizione del perimetro della spesa pubblica”. Il presidente di Confcommercio ha ribadito la ricetta da fin troppo tempo inutilmente raccomandata: “ogni euro recuperato dal minor costo del debito pubblico e dalla lotta all’evasione fiscale va restituito ai contribuenti in regola con l’immediata riduzione delle aliquote Irpef”, senza “pensare di usare sempre la tassazione come paracadute delle inefficienze” Per poi sottolineare che Confcommercio “continuerà a vigilare” sulla situazione delle clausole di salvaguardia perché “se scattano, addio ripresa. Il Governo ha assicurato che non verranno attivate. E noi ci vogliamo credere”. Per Sangalli resta però un “dubbio di carattere generale”, vale a dire “perché, quando in Italia non quadrano i conti, a pagare la ‘fattura’ debbano essere sempre le famiglie e le imprese”. Un dubbio che rimanda inevitabilmente alla riforma fiscale, il “problema dei problemi”, che per la Confederazione vuol dire tre cose “pochi tributi, semplici da pagare; riduzione generalizzata delle aliquote Irpef; seria riforma fiscale”
Investimenti
Per consolidare la ripresa “non ci possono essere solo tagli, servono anche investimenti. Occorre che lo Stato investa in infrastrutture, fisiche e digitali, in servizi avanzati per le imprese e per i cittadini”. Anche perché, per Sangalli, “lo Stato che fa investimenti di sistema è uno Stato che stimola la libertà individuale: che è la libertà di fare impresa, di costituire una famiglia, anche la libertà di associarsi”.
Il ruolo delle rappresentanze
Il presidente di Confcommercio ha evidenziato che c’è bisogno di “buone regole sulla rappresentanza, sintesi delle realtà vive e non potere di veto, che valorizzino responsabilità e differenze senza ambizioni da sindacato unico”. Anche perché nel periodo di crisi profonda “solo le associazioni di rappresentanza sono state vicine agli imprenditori, i corpi intermedi hanno assicurato la tenuta di questo Paese, hanno steso una rete di solidarietà e di fiducia, hanno trasformato la protesta in proposta”.
Lavoro e occupazione
“Con il Jobs Act- secondo Sangalli – il Governo è andato finora nella giusta direzione: flessibilità per le imprese e assunzioni a tempo indeterminato con incentivi, che speriamo proseguano nel 2016”. Ma “sul costo del lavoro ci aspettiamo dei ribassi, non solo dei rialzi” e soprattutto “è tempo di semplificazione, non solo nelle norme ma di tutti quegli adempimenti e quei controlli eccessivi che ci fanno passare il tempo tra moduli e formulari”.
Il nuovo CCNL del terziario
Nonostante la faticosa conclusione della trattativa sul nuovo contratto “oggi assistiamo alla messa in discussione dei fondi sanitari, previdenziali e di formazione continua costruiti insieme da imprese, sindacati, lavoratori”: per Sangalli “non ha senso distruggere quello che è stato costruito con tanto impegno in tanti anni, anche considerando che il welfare pubblico non gode di buona salute”. Su un piano più generale, Confcommercio “non è contraria ai contratti aziendali e territoriali”, tanto più che “su questo terreno una guerra di religione non serve a nessuno”. Tuttavia, il contratto nazionale resta “un valore per quella miriade di imprese, soprattutto piccole e medie, che non possono o non vogliono negoziare un contratto direttamente in azienda: la soluzione non può essere che ognuno faccia da sé.”
I 70 anni di Confcommercio
Per la Confederazione “è u n punto di partenza, non di arrivo. Per noi compiere settant’anni significa tre cose: l’orgoglio di rappresentare una parte del Paese a volte silenziosa, ma essenziale, che oggi vale oltre il 40% del Pil e dell’occupazione; la responsabilità di guardare sempre al futuro e di portare la voce dei nostri imprenditori alla politica, al Governo, alle Istituzioni, al resto della società; una sfida a giocare in attacco i prossimi 70 anni e di dimostrare giorno dopo giorno che siamo il terziario ma non siamo secondi a nessuno”.
Che poi vuol dire non rincorrere il cambiamento, ma promuoverlo, come stiamo già facendo al centro e nei territori. Giocare in attacco vuol dire aiutare le nostre imprese ad essere sempre un passo avanti.
Il coraggio e l’operosità
“Dobbiamo sempre avere il coraggio delle nostre ragioni anche quando sono scomode e sarebbe più facile girarsi dall’altra parte”, ha concluso Sangalli. Il coraggio, cioè, di “difendere le nostre imprese e le nostre ragioni, per portare al Paese una visione dell’economia in cui il terziario è protagonista di modernità e innovazione”.
(Fonte: Confcommercio)