Pressione fiscale, Italia quarta nell’Eurozona
Di certo non è rimasto inascoltato, qualche giorno fa, il messaggio della Corte dei Conti: l’Italia ha “una pressione fiscale difficilmente tollerabile”. Questo perché, ha spiegato Enrica Laterza, presidente di Coordinamento delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, “in una fase di emergenza economico-finanziaria la politica fiscale è stata piegata ad obiettivi immediati di gettito, al fine di garantire gli equilibri di finanza pubblica”.
I numeri, anche quelli più recenti, rendono meglio l’idea. Nel corso dell’intero 2014 il rapporto tra gettito fiscale e Pil – la pressione fiscale, in altre parole – è stato pari al 43,5%, in aumento di 0,1 punti percentuali sul 2013 (dati Istat). Addirittura nel quarto trimestre del 2014 la pressione fiscale si è attestata al 50,3%, quando nello stesso periodo del 2013 era al 50,2%.
Per quanto riguarda le famiglie, in uno studio la Cisl – tenuto conto di diverse variabili, ad esempio l’aumento delle imposte locali – aveva stimato la pressione fiscale al 31,1% nel 2014, dunque in aumento dal 30,8% del 2010. La cosiddetta “liberazione fiscale”, ovvero il momento in cui si è smesso di lavorare per pagare le tasse, si è verificata quest’anno il 23 giugno. Secondo i calcoli della Cgia di Mestre, cioè, per 173 giorni si è lavorato per lo Stato. Quattro anni fa tale ricorrenza era il 14 giugno, circostanza che – fa notare a tale proposito proprio la Cgia – sta ad indicare il maggior peso fiscale per gli italiani rispetto al passato.
Sul fronte del lavoro, infatti, non si può non considerare le preoccupazioni degli imprenditori. In verità, stando ad una rilevazione del Censis, sono i costi amministrativi, la burocrazia, il primo ostacolo. Ma subito dopo arrivano i contributi previdenziali e le tasse, che comunque rappresentano l’ostacolo principale per il 18,7% degli imprenditori. Per la Cgia di Mestre il peso tributario e contributivo ammonta a 217,8 miliardi di euro, che sommati alle spese per le pratiche burocratiche raggiungono quota 248,8 miliardi di euro.
Nell’Ue la pressione fiscale si attesta al 40%, al 41,8% nell’Eurozona. Nel confronto in Italia, si diceva già all’inizio, è al 43,5% e il nostro paese si colloca al quarto posto tra i paesi che adottano la moneta unica. La pressione fiscale, infatti, risulta più alta in Francia (47,6%), Belgio (47,2%) e Finlandia (44%); Germania (39,4), Paesi Bassi (37,2) e Spagna (33,7) sono al di sotto della media europea. Dove il livello risulta essere il più basso è in Slovacchia e Irlanda (30,2%), Cipro (31,6%) ed Estonia (31,9%).
(articolo pubblicato il 29 giugno 2015 su Tgcom24)