Il calo degli investimenti in Italia
Dagli occupati ai consumi, dal fatturato alla produzione industriale, dalle retribuzioni allo stesso prodotto interno lordo. Sono tanti gli indicatori dell’economia italiana che nel corso della crisi economica hanno riportato variazioni negative, in alcuni casi anche molto sostanziose. Ma ce n’è uno che ha registrato un vero e proprio crollo: gli investimenti.
Secondo la Cgia di Mestre tra il 2007 ed il 2014 il dato relativo agli investimenti, pubblici o privati che siano, (al netto dell’inflazione) è sceso di ben 29,7 punti percentuali, facendo mancare all’appello qualcosa come 109,4 miliardi di euro.
L’ammontare complessivo degli investimenti fissi lordi del 2014 è stato pari a 259,1 miliardi di euro, più o meno lo stesso valore del ’95, quando si attestava a 264,3 miliardi. In poche parole siamo tornati indietro di circa 20 anni. Le stime lasciano comunque intravedere qualche spiraglio incoraggiante: secondo il Documento di Economia e Finanza nell’anno in corso gli investimenti dovrebbero riportare un +1,1%, per crescere di un ulteriore 2,1% nel 2016, di un +2,3% nel 2017 e di un +2,2% nel 2018.
Analizzando ancor più nel dettaglio l’andamento tra il 2007 ed il 2014 la Cgia ha rilevato che il calo più sensibile ha interessato gli investimenti della Pubblica amministrazione, che ha riportato un -30,8%. Gli investimenti delle famiglie consumatrici sono invece scesi del 29,9% e quelli delle imprese del 29,5%, mentre quelli delle società finanziarie del 23,3%.
Il settore che ha subìto il crollo più pesante è stato quello dei mezzi di trasporto (-43,4%) seguono i fabbricati non residenziali (-38,6%) e l’edilizia residenziale (-31,6%). Per il settore informatico si è registrato invece un -30,1% e quello di macchinari e impianti un -29,3%. Più contenuta, -10,8%, la caduta dei software. Solo ricerca e sviluppo (+8,1%) e telecomunicazioni (+10,6%) hanno registrato variazioni positive.
Il problema è che la ripresa passa necessariamente per gli investimenti. Senza innovazioni nel campo della produzione, della qualità e dei servizi offerti, si rischia di perdere terreno anche in termini di competitività.
Come sottolinea la stessa Cgia “le imprese contribuiscono per oltre il 60 per cento del totale nazionale degli investimenti. Queste ultime, pertanto, saranno chiamate a giocare un ruolo determinante. Per fare ciò, il sistema creditizio, anche alla luce delle operazioni TLTRO e Quantitative easing, dovrà sostenere le imprese con nuova liquidità”. Altrimenti per gli imprenditori sarà dura rilanciare gli investimenti.
(articolo pubblicato il 29 luglio 2015 su Tgcom24)