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Stabile il tasso dei posti vacanti

computer_lavoroSecondo le ultime rilevazioni Istat nel secondo trimestre 2015, il tasso di posti vacanti rimane invariato allo 0,6% rispetto al trimestre precedente, un dato che comunque resta più alto di quello del 2014 che in media si era attestato allo 0,5%.
La differenza tra i diversi indicatori è questa: il tasso di disoccupazione tiene conto delle persone che un lavoro lo stanno cercando, senza però trovarlo. Sia il tasso di disoccupazione, sia il tasso di occupazione rappresentano la porzione di offerta (sulla forza lavoro) non soddisfatta o soddisfatta. Al contrario, il tasso di posti vacanti interessa il lato della domanda, cioè delle figure professionali che servono alle imprese o di cui si osserva una mancanza.
Se emerge una determinata carenza, ad esempio, potrebbe risultare opportuno intervenire in formazione e istruzione per facilitare l’incontro di domanda e offerta di lavoro, accrescere cioè le competenze di chi un impiego lo sta cercando (investire nel capitale umano). Si pensi ad esempio ai benefici occupazionali e di crescita che deriverebbero dalla piena introduzione della banda ultra larga, almeno per quanto riguarda i profili e le competenze di cui le imprese avrebbero bisogno.
Insomma, il tasso di posti vacanti in crescita non è un indicatore da sottovalutare. “I posti vacanti – spiega l’Istat – misurano le ricerche di personale che alla data di riferimento (l’ultimo giorno del trimestre) sono già iniziate e non ancora concluse. Sono quei posti di lavoro retribuiti che siano nuovi o già esistenti, purché liberi o in procinto di diventarlo, per i quali il datore di lavoro cerchi attivamente un candidato adatto al di fuori dell’impresa interessata e sia disposto a fare sforzi supplementari per trovarlo”.
Certo, l’Istat nelll’ultima nota mensile sull’andamento dell’economia italiana (luglio 2015), osserva anche, sulla base del clima di fiducia delle imprese, che le aspettative sull’evoluzione dell’occupazione degli imprenditori sono tornate a peggiorare nei principali settori di attività economica, ad eccezione del commercio.
Un tasso di posti vacanti in diminuzione è conseguenza di una fase recessiva, perché la contrazione dell’economia crea aspettative negative nelle imprese, che adottano allora una riduzione della produzione (non si cerca personale, né si rende possibile l’apertura di nuovi posti).
Il miglioramento dell’occupazione dal lato della domanda veniva in questo senso osservato dall’Istat nella precedente nota mensile (giugno 2015): il tasso di posti vacanti è cresciuto di un decimo di punto nel primo trimestre del 2015 rispetto al quarto trimestre del 2014, dallo 0,5% allo 0,6%. La variazione positiva deriva da un aumento dei posti di lavoro richiesti dalle imprese e si accompagna alla stabilizzazione del tasso di disoccupazione (con una complessiva riduzione della tensione del mercato del lavoro, ovvero il rapporto tra posti vacanti e disoccupati).
Nello specifico l’aumento del tasso di posti vacanti ha interessato soprattutto i diversi comparti del settore dei servizi, tra i quali le attività finanziarie, le attività professionali scientifiche e tecniche e i servizi di informazione. Ma non ancora abbastanza per rilanciare il mercato del lavoro.

(articolo pubblicato l’11 agosto 2015 su Tgcom24)

 

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