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Le stime di Bce, Fmi e Confindustria

WCENTER 0SKMDAPLBO                © Giorgio Perottino / LaPresse Torino, 26-05-2006 Economia, varie La linea della Grande Punto negli stabilimenti Fiat di Mirafiori di Torino. Nella foto: gli operai al lavoro in linea.Nel corso della conferenza stampa di giovedì il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha fatto una serie di annunci che non lasciano spazio alle interpretazioni: la volontà della Bce di innalzare la quota di titoli di stato acquistabili e la possibilità di estendere il Quantitative easing oltre il termine di settembre 2016, in caso di necessità.
Viste le premesse sembra, dunque, che il numero uno della Bce non escluda, non tanto la possibilità, quanto la necessità di prolungare il Qe oltre i tempi previsti. D’altronde l’ultimo bollettino sullo stato di salute dell’Eurozona parla chiaro: le stime di crescita per l’area della moneta unica sono state riviste al ribasso.
Mentre le precedenti previsioni indicavano una crescita del Pil pari allo 0,3% per il 2015, un dato già di per se basso, le ultime stime parlano di un +0,1%. Non solo, una sforbiciata consistente è stata data anche alle stime di crescita per i prossimi due anni: da +1,5% a +1,1% per il 2016 e da +1,8% a +1,7% per il 2017.
Già qualche giorno fa il Fondo monetario internazionale aveva parlato di una crescita mondiale moderata che avrebbe interessato anche l’Eurozona nonostante i recenti risultati, superiori alle attese, che hanno interessato in particolar modo Italia, Spagna e Irlanda.
Una nuova doccia fredda è arrivata poi da Confindustria che parla addirittura di un rischio di “stagnazione secolare”, causato dal “via via più evidente” effetto che la crisi economica ha avuto “sugli investimenti, dal rallentamento demografico e dal minore impatto stimato delle nuove tecnologie sulla produttività”. Una serie di causa-effetto che secondo il Centro Studi di Confindustria “abbassa il sentiero di crescita dell’output potenziale, verso cui il PIL tende nel lungo periodo”.
Tra le altre cose, come segnala il CsC nell’ultimo anno le stime di crescita mondiale formulate dal Fmi per il 2015 sono state abbassate dal +4% al +3,3%. La stessa Confindustria indica un +3,2% per l’anno in corso e un +3,6% per il 2016 contro il +5,1% medio annuo rilevato tra il 2002 ed il 2007. Se si considerano le medie annue, nel 2011, per i cinque anni successivi, si stimava una crescita del 4,8%, scesa ad una media del 3,9% nel 2015.

 

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