La lenta risalita dell’Italia
Anche Standard&Poor’s plaude all’Italia mantenendo però un ottimismo piuttosto cauto. La risalita dell’Italia effettivamente c’è: dopo tre anni il Paese è finalmente uscito dalla recessione ma la ripresa appare troppo lenta rispetto agli altri partner europei e la causa, secondo l’agenzia di rating, è da ricercare negli scarsi investimenti e in una crescita delle retribuzioni fin troppo lenta. Senza contare che i risultati odierni sono correlati anche a fattori esterni come il Quantitative easing della Bce e il calo del prezzo del petrolio.
Una crescita sostenuta delle retribuzioni, infatti, potrebbe ridare slancio all’economia italiana favorendo i consumi (cresciuti di un timido 0,1% nel 2014), innescando così un circolo virtuoso che ridarebbe vitalità alla produzione industriale, con buoni risultati anche sull’occupazione.
Finché l’Italia non si muoverà in questo senso, avverte infatti S&P’s, sarà difficile mettere a segno una crescita superiore all’1,5%, per questo l’Agenzia avanza stime per i prossimi due anni più caute rispetto a quelle avanzate dal governo italiano. Mentre nel Documento di Economia e Finanza l’esecutivo indica un +0,9% per il 2015 ed un +1,6% per il 2016, Standard & Poor’s stima rispettivamente un +0,7% ed un +1,3%: in linea con le altre organizzazioni e istituzioni internazionali, che hanno sì alzato, almeno per il 2015, l’asticella sulla crescita italiana rispetto alle indicazioni precedenti, ma mantenendole comunque meno ottimistiche rispetto al Def.
L’Ocse, per esempio, indica un +0,7% per il 2015 ed un +1,3% per l’anno a seguire (contro il +0,2% e il +1,5% avanzati a novembre). Per la Banca d’Italia il Pil del nostro Paese metterà a segno un +0,7% quest’anno ed un +1,5% il prossimo. Il Fondo Monetario internazionale avanza invece un +0,7% e un +1,2%.
Fatto sta che l’andamento economico del Paese viene visto positivamente anche da imprese e consumatori. Nel 2015, segnala ancora Standard&Poor’s, gli indici di fiducia hanno toccato i livelli più alti degli ultimi anni. Osservando le note storiche dell’Istat, infatti, nei primi mesi dell’anno la fiducia dei consumatori è rimasta sempre intorno ai 105-110 punti, mentre nel 2014 solo in quattro mesi ha superato, e di poco, i cento punti (il massimo è stato toccato a giugno con 102,9). Nel 2013 l’indice è rimasto sempre al di sotto dei 98.7 punti. Un andamento simile è stato registrato anche per la fiducia delle imprese: mentre nel 2014 e nel 2013 l’indice non ha mai superato i 98 punti, a marzo 2015 ha superato per la prima volta i 100 punti attestandosi a 103,1.