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Continuano a rallentare le retribuzioni

retribuzioniProprio ultimamente Standard&Poor’s ha ribadito l’importanza che ha una crescita sostenuta delle retribuzione nella ripresa del Paese. Retribuzioni più elevate porterebbero, infatti, ad un innalzamento del potere d’acquisto e quindi ad una crescita dei consumi, che di conseguenza farebbe aumentare la produzione industriale, dando una spinata anche all’occupazione.
E’ vero che in Italia le retribuzioni contrattuali non hanno mai riportato un calo, ma è anche vero che negli ultimi anni stanno registrando una serie di rallentamenti. Nel 2014, per esempio, l’Istat ha rilevato un rallentamento al +1,3% contro il +1,4% registrato nel 2013 ( e il +1,5% del 2012), mettendo a segno così l’incremento più basso mai registrato dall’Istituto nazionale di statistica.
Anche le dinamiche più recenti mostrano una fase, quasi, di stagnazione: nei primi mesi del 2015 le variazioni congiunturali si sono mostrate sempre molto esigue (l’incremento più elevato è stato registrato a gennaio con un +0,7) e in alcuni casi, come ad agosto (ultimo mese preso in considerazione dall’Istat), addirittura nulle.
Osservando le serie storiche dell’Istat si può notare poi come anche le variazioni tendenziali risultino in rallentamento rispetto agli anni passati: mentre nei primi mesi del 2015 la crescita tendenziale massima è stata del 1,2% (ad aprile e maggio), nel 2014 si è toccato anche il +1,4% (gennaio, febbraio e marzo), mentre nel 2013 anche l’1,6% (a giugno).
Anche il confronto trimestrale mostra un indebolimento: nel primo e nel secondo trimestre del 2015 l’Istat ha registrato, rispettivamente, un +1% e un +1,1%, nel 2014 si registrò un +1,4% e un +1,2%. Anche la dinamica dei primi due trimestri dello scorso anno subisce un rallentamento rispetto al 2013, quando i primi due trimestri riportarono un +1,4% e un +1,5%.

 

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