L’impatto della burocrazia sull’economia
In Italia – le classifica sulla facilità di fare impresa redatta ogni anno dalla Banca mondiale lo testimonia ampiamente – l’eccessiva burocrazia rappresenta un limite per le imprese, costrette a fare i conti con regole complesse e numerose, tempi di risposta lunghi e costi consistenti.
Nel nostro Paese, osserva uno studio di Rete Imprese Italia e del Centro europa ricerche, la burocrazia costa alle piccole e medie imprese 31 miliardi di euro: l’equivalente al 2% del Prodotto interno lordo italiano, in pratica.
Si tratta di una cifra notevole, ma che potrebbe essere ridotta. Degli oltre 30 miliardi sborsati ogni anno dalle imprese, circa 9 miliardi sono oneri impropri dovuti alle inefficienze burocratiche e che dunque potrebbero essere eliminati, garantendo all’economia importanti benefici. Vediamo quali. Con l’eliminazione degli oneri impropri, sostiene Rete Imprese Italia, il Pil aumenterebbe di 16 miliardi di euro e la disoccupazione scenderebbe dello 0,5% nell’arco di quattro anni.
La riduzione degli adempimenti burocratici è una priorità anche per la Commissione europea. Secondo Bruxelles, infatti, ridurre la burocrazia a livello nazionale ed europeo “è un fattore essenziale” per “promuovere un clima imprenditoriale e la creazione di posti di lavoro”. Come dimostrato dalla ricerca di Rete imprese Italia, citata in precedenza, e da un recente dossier del Centro studi di Confindustria.
Secondo il CsC, una diminuzione dell’1% dell’inefficienza della Pubblica amministrazione – misurata dalla difficoltà a raggiungerne gli uffici – garantirebbe un aumento del livello del Prodotto interno lordo pro-capite (+0,9%) e un incremento dello 0,2% della quota dei dipendenti in imprese a partecipazione estera sul totale dell’occupazione privata non-agricola, che nel 2008 era pari al 5,1%.