Consumi su, ma il recupero è lento e graduale
Saranno i consumi privati a rappresentare la componente principale della crescita, secondo il recente Eurozone Economic Outlook diffuso da Istat, Ifo e Insee. Nello specifico il Prodotto interno lordo è previsto in aumento dell’1,5% nel 2015 e dello 0,4% congiunturale nel primo e secondo trimestre di quest’anno.
Per quanto riguarda l’inflazione gli istituti di statistica prevedono una lenta accelerazione: “Nel 2015 la discesa dei beni energetici – si legge nella nota – contribuirà a determinare la stazionarietà dei prezzi al consumo in media d’anno. Ipotizzando che il tasso di cambio con il dollaro si mantenga costante a 1,08 dollari per euro e che il prezzo del petrolio permanga a 35 dollari per barile, i prezzi al consumo risulteranno influenzati prevalentemente da fattori interni, aumentando gradualmente nell’orizzonte di previsione, +0,5% nel primo trimestre del 2016 e +0,4% nel secondo”.
In Italia, secondo le rilevazioni Istat, il tasso d’inflazione medio annuo nel 2015 è stato dello 0,1%, il valore più basso dal 1959. Secondo diverse ricerche relative al 2015 la bassa inflazione, la risalita del mercato del lavoro e il maggior reddito disponibile hanno permesso di osservare un recupero dei consumi, che tuttavia resta ancora marginale dopo il crollo degli anni precedenti.
Un’inflazione tanto bassa, però, rappresenta un rischio per l’Eurozona, tanto che è presumibile il mantenimento della politica monetaria espansiva della Banca centrale europea. Del resto, il presidente della Bce, Mario Draghi, non ha fatto mistero negli ultimi mesi delle intenzioni in questo senso: l’obiettivo è riportare l’inflazione al 2%, come è nelle prerogative dell’istituto di Francoforte.
Il rischio continua ad essere la deflazione, una spirale negativa che, una volta innescata, porta i consumatori a rinviare gli acquisti: l’abbassamento dei prezzi, infatti, incentiva l’accumulo di liquidità nell’attesa che i prezzi scendano ancora. Per calcolare l’incremento medio dei prezzi si attribuisce un peso maggiore alle variazioni di beni e servizi per cui i consumatori spendono di più (tipo l’energia elettrica). Tale comportamento, però, si manifesta anche nelle imprese, che potrebbero rimandare un determinato investimento. Un processo che, nel complesso, arriva ad indebolire ulteriormente la domanda interna.
Tornando ai consumi, secondo i dati Istat nel terzo trimestre del 2015 la spesa per consumi finali è aumentata dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,2% rispetto al 2014. Ma proprio nel 2014 – ha rilevato invece l’Eurostat – l’Italia, insieme a Cipro, aveva fatto registrare tra i paesi dell’Ue il maggior calo dei consumi procapite, misurati in Standard di potere d’acquisto (Spp): fatta 100 la media europea, si è passati dal 103% del 2012 al 98% del 2014. A confermare, perciò, come il recupero osservato nel 2015 e previsto per l’anno in corso sia ancora lento e graduale.