Esercizi commerciali ancora in difficoltà
I consumi delle famiglie italiane dovrebbero continuare ad aumentare nel corso del 2016. Questa almeno è la previsione della Banca d’Italia contenuta nel suo consueto Bollettino economico diffuso la settimana scorsa. Nel frattempo, però, alcuni studi non hanno mancato di sottolineare l’emorragia di esercizi commerciali in corso dall’inizio della crisi economica.
Secondo un’analisi di Confcommercio condotta insieme a Unioncamere-SiCamera sulla “demografia d’impresa nei centri storici italiani”, il 2008 e il 2015 si è verificato un crollo del 16,7% con 3.240 negozi in meno. Contemporaneamente, però, nello stesso periodo è stata registrata una crescita del comparto turistico ricettivo nei centri storici con l’apertura di alberghi, bar e ristoranti (+9,8%).
Pur interessando solo una parte dei centri urbani italiani – la ricerca ha censito 39 comuni italiani con 7 milioni di abitanti –, lo studio rileva una dinamica che sembra coinvolgere anche il resto del Paese: secondo le stime dell’Osservatorio Confesercenti, nel 2015 il saldo tra aperture e chiusure di negozi, bar e ristoranti è stato negativo (-29 mila imprese) per il quinto anno consecutivo. I motivi sono diversi – l’aumento degli affitti è tra le cause principali, sostiene Confesercenti –, ma anche il crollo dei consumi – per Federconsumatori ed Adusbef, dal 2008 ad oggi le famiglie italiane hanno ridotto i propri acquisti di 3.142 euro – ha contribuito in maniera probabilmente determinante.
Quali sono state le voci di spesa maggiormente interessate dai tagli? L’alimentazione (610 euro), la salute (642 euro), l’abbigliamento e le calzature (672 euro), l’arredamento e gli elettrodomestici (462 euro) e la cultura e il tempo libero (326 euro). Quanto basta per costringere molti esercizi commerciali a chiudere i battenti o a seguire una strada alternativa: il commercio ambulante.
Secondo un’analisi dei dati del Registro imprese, realizzata da Unioncamere e InfoCamere, il commercio ambulante è aumentato complessivamente del 12,8% tra la fine del 2011 e il 30 giugno 2015: le imprese ambulanti sul territorio nazionale erano così 190.892 (22.362 in più rispetto a tre anni e mezzo prima).